Angelo Tartaglia, della Commissione tecnica, ha trattato con argomenti inattaccabili il tema della relazione tra la Torino-Lione e il cambiamento climatico.
“Per cominciare ci si potrebbe chiedere che cosa non fare. E qui arriviamo ancora e sempre al tema delle grandi opere in generale e della Torino-Lione in particolare. Quest’ultimo argomento per quelli che contano è una partita chiusa: ormai è deciso, bene o male che sia non c’è più niente da discutere; il Parlamento, quello stesso che ha applaudito Parisi e che rappresenta la nazione, si è espresso e ha stabilito che s’ha da fare; operativamente si estende l’occupazione militare a buona parte della bassa valle di Susa e via. Non è più tempo di ragionamenti (lo è mai stato?).
Eppure siamo in emergenza e bisogna con la massima urgenza ridurre del 55% le emissioni climalteranti entro il 2030 e Governo e Parlamento sono d’accordo (o no?). Non posso che richiamare cose dette e scritte più volte da parte di soggetti diversi in sedi diverse. Vediamo: la costruzione del doppio tunnel di base di 57,5 km comporta, a detta di TELT (soggetto proponente), una emissione di CO2 pari a 10 milioni di tonnellate; l’opera verrebbe completata dopo il 2030 e dunque la sua costruzione comporterebbe, entro la scadenza indicata dall’IPCC e accolta dall’Europa, un aumento delle emissioni climalteranti. D’altra parte, sempre a detta dei proponenti, nel 2035 sull’asse Torino-Lione ci sarebbe un flusso di merci pari a circa 5 volte quello attuale e circa il 55% andrebbe nel nuovo tunnel ferroviario invece che sulla strada (oggi poco più del 13% usa la ferrovia storica): se ne deduce che il traffico stradale a quella data sarebbe circa 2,8 volte quello attuale (sempre che fosse in funzione l’intera linea e non solo il tunnel, altrimenti la situazione sarebbe molto peggiore) e pertanto le emissioni di CO2 sarebbero altrettanto maggiori di quelle attuali. Le emissioni potrebbero essere inferiori a quelle di oggi se il traffico complessivo rimanesse quello attuale, ma se così fosse l’opera sarebbe un disastro economico: in ogni caso si lascerebbe sulle spalle dei compagni di Greta un insostenibile carico di debiti ambientali ed economici.
Dunque,come la mettiamo con gli obiettivi europei, la sostenibilità, il mutamento climatico etc.? Non ho usato delle matematiche superiori, ma solo dell’aritmetica elementare. Se ci fossero dei contro argomenti dovrebbe essere facile esporli, ma se ci sono deve trattarsi dei segreti meglio custoditi al mondo dal momento che nei discorsi a favore del cosiddetto TAV non trapelano mai.
Le decisioni concrete vanno tutte nella direzione di non ridurre affatto le emissioni di gas climalteranti, semmai di aumentarle, sperando in magiche quanto inesistenti soluzioni “tecnologiche” future che dovrebbero sovvertire le leggi fisiche entro le quali tutte le azioni umane sono confinate (economia compresa).
Il collasso climatico con il riferimento al 2030 non è un modo di dire e dovranno subirlo i più giovani in conseguenza delle decisioni prese o non prese oggi da parte degli adulti o degli anziani che stanno mettendo il loro effimero presente davanti ad un futuro prossimo che ormai siamo in grado di delineare con un alto grado di attendibilità.”