Articolo di Stephan Faris - http://www.businessweek.com/articles/2012-04-12/italians-rail-against-a-high-speed-train-project

Un giorno di inverno inoltrato, in una valle nelle Alpi italiane, circa cento persone si misero in cammino.

Il sentiero li portò a passare accanto a vigneti su terrazzamenti digradanti, attraverso un piccolo villagio e al di là della cima di una collina, dove poliziotti in assetto antisommossa li stavano aspettando.

Gli agenti stavano in piccoli gruppi, in piedi dietro ad una recizione sormontata da filo spinato, sparpagliati su uno spiazzo di terreno disboscato dove il Governo intende aprire la strada ad un progetto del valore di 8,2 miliardi di Euro (10,8 miliardi di sterline) per collegare l’Italia e la Francia con un treno ad alta velocità.

Lì vicino gruppi di soldati, un Lince con carrozzeria mimetica (la risposta italiana all’Humvee) che pattugliava pigramente, una camionetta medica rintanata sotto un cavalcavia di cemento.
L’intento dei dimostranti venuti in questa parte della Valle di Susa è quello di fare sì che il progetto non decolli mai.

Nel corso di una battaglia durata vent’anni per impedire la costruzione del nuovo tunnel ferroviario attraverso le Alpi, talvolta hanno percorso le strade della valle in migliaia, a volte in decine di migliaia. Il movimento NO TAV (dalle iniziali di Treno ad Alta Velocità) ha invaso cantieri, bloccato autostrade, combattuto con la polizia.

Il nostro scopo è fargli sapere che ci siamo” – dice Alberto Perino, il leader storico del movimento - “E che abbiamo intenzione di continuare ad esserci“.

Sembra abbastanza improbabile che una protesta contro il progetto di una infrastruttura in un piccolo angolo d’Italia possa essere l’origine una sollevazione nazionale.

Ma “Il livello di fiducia nella classe politica è infinitamente basso“- dice Roberto D’Alimonte, professore di Scienze Politiche all’università LUISS di Roma – “Quella che all’inizio era una resistenza locale si è combinata con la nascita a livello nazionale di un movimento di protesta populista contro le istituzioni. E questo l’ha molto rafforzata“.

Il primo ministro Mario Monti sembra essere una boccata d’aria fresca dopo 17 anni di Silvio Berlusconi, ma pochi in Italia dimenticano che è arrivato al Governo senza aver mai vinto un’elezione.

Dice Gianni Vattimo, Europarlamentare nelle fila del partito di sinistra Italia dei Valori .”C’è molto scontento riguardo a come funziona la nostra democrazia“.

Per quanto Mario Monti abbia un gradimento personale, le riforme di libero mercato che sta imponendo sono impopolari e per molto poco comprensibili.

Eppure l’opposizione a Monti è stata tiepida ed inefficace, con una eccezione: quella degli oppositori del treno.

In marzo, l’agenzia di sondaggi milanese ISPO ha rilevato che, per quanto la maggiornaza degli Italiani sia favorevole alla linea ferroviaria, il 44% pensa che coloro che protestano siano legittimati a difendere la loro terra dalle squadre delle imprese di costruzione.

Ha assunto un significato simbolico“- dice Renato Mannheimer, il direttore dell’ISPO- “Ha messo insieme tutti quelli che vogliono protestare“.

Per molti, in Italia, il tunnel alpino rappresenta tutto quello che c’è di sbagliato nel Paese.

Gli oppositori lo descrivono come dispendioso, distruttivo dell’ambiente, fatto accettare a forza con minime consultazioni.

Dimostrazioni di solidarietà si sono svolte anche al sud, sino a Roma ed in Sicilia

Il movimento NO TAV è servito come un detonatore” – dice Michele Ainis, docente di legge all’Università Roma tre di Roma -”Tocca un sentimento molto diffuso in Italia: che i cittadini non contino niente“.

I fautori del progetto sostengono che collegare con un treno ad alta velocità Torino e Lyon, l’Italia e la Francia, sia essenziale per integrarsi con l’Europa, e che sia un punto strategico in una rete ferroviaria che un giorno correrà da Lisbona a Kiev e da Londra a Roma.

A differenza della linea attuale, che si inerpica sulle Alpi prima di immettersi in un tunnel risalente al 1870, la nuova linea ferroviaria passerà in un tunnel di 35 miglia nel cuore delle montagne, tagliando di un 30% i costi del trasporto, secondo Mario Virano, presidente dell’Osservatorio Torino-Lyon, un organismo tecnico di consultazione per la costruzione della ferrovia.

Secondo uno studio, il progetto innalzerebbe di un punto all’anno la crescita in Piemonte, nell’area intorno a Torino.

Coloro che protestano sono precoccupati dal fatto che il tunnel scatenerà numerosi effetti ambientali, dal momento che si aprirà un varco attraverso corsi d’acqua sotterranei, porterà allo scoperto vene di uranio ed asbesto e riempirà l’aria della valle di polveri che faranno ammalare vecchi e giovani.

Osservano (a ragione) che in Italia le grandi opere pubbliche hanno l’abitudine di gonfiare i loro costi ed alimentare la corruzione.

Chiedono inoltre se in tempi di crisi il Governo debba investire miliardi in un progetto così ferocemente avversato.

Dicono: sediamoci intorno ad un tavolo e discutiamo sul modo meno impattante per realizzarlo“ - dice Perino – “Noi diciamo: verifichiamo se è utile ed indispensabile, poi possiamo sederci ad un tavolo“.