Lo scrittore, critico letterario e giornalista russo Viktor Erofeev (1) fa sapere ai lettori de La Repubblica (2) che gli abitanti di Soči, Russia dove il 7 febbraio si apriranno i XXII Giochi Olimpici Invernali 2014 (3), sono a dir poco inquieti se alcuni di loro, sfidando lo Zar Putin, espongono sulle loro auto cartelli di queste tenore : “Questa è la mia terra, e voi altri andate tutti affanculo!“.

Ma le proteste non si limitano a qualche cartello.

Yevgeny Vitishko, noto ambientalista russo, che ha criticato la ricaduta ambientale derivante dalla costruzione degli impianti per i Giochi Olimpici invernali 2014 di Soči, del valore di 37 miliardi di € (che potrebbero arirvare a 50), è stato condannato a tre anni di carcere. Yevgeny Vitishko e un altro attivista sono stati dichiarati colpevoli di ”deliberata distruzione di beni” e condannati a tre anni di carcere con pena sospesa nel 2012, ora confermata in lavori forzati. L’altro attivista, Suren Gazaryan, è fuggito dalla Russia e ha chiesto asilo politico in Lettonia (4). L’associazione EWNC (5), della quale fano parte i due russi, lavora per la vigilanza ambientale nel Caucaso del Nord.

L’Associated Press informa che attivisti e giornalisti sono perseguitati a Sochi per la loro copertura critica dei preparativi per i Giochi. Sono stati arrestati, bollati con false accuse e hanno dovuto affrontare pesanti controlli di polizia.

Ma il sito ufficiale dei Giochi invernali infoma che i Giochi sono in armonia con la natura ! (6)

Un quartiere della città di Soči dopo e prima dei lavori per i Giochi Olimpici invernali 2014

Dall’altro lato della montagna di Soči vi è il Caucaso del Nord, la regione più povera e violenta della Russia. Mentre a Sochi vengono investiti 37 miliardi di euro nei siti olimpici, qui molti villaggi hanno a malapena acqua o gas. Il Caucaso del Nord è la patria di circa 50 nazionalità diverse, in alcuni casi gruppi di meno di un migliaio di persone. I Giochi olimpici son o molto lontani da qui. Soči e il Caucaso del Nord si trovano quasi a un centinaio di chilometri gli uni dagli altri, ma sono mondi a parte.

Nel sito “The Soči Project”, molto documentato e critico, vi sono dati, immagini e video che rappresentano la grandeur dello “zar” Putin e del suo progetto privato dei Giochi olimpici invernali a Sochi. (8)

La BBC e la Reuters (8) riportano che l’opposizone russa ha affermato che 24 miliardi di € sono stati rubati nella preparazione delle Olimpiadi invernali di Sochi. Boris Nemtsov e Leonid Martynyuk considerano i giochi “una truffa mostruosa” e che saranno i più costosi della storia (€ 37 miliardi) dato che “le Olimpiadi invernali di Soči costeranno più di tutte le precedenti 21 Olimpiadi invernali messe insieme”. Il costo finale sarà più di quattro volte superiore al prezzo originale di 9 miliardi di € annunciato dal Presidente Putin. La mancanza di concorrenza leale, di segretezza e il drastico aumento dei costi ha beneficiato solo imprenditori vicini al presidente Vladimir Putin.

I leader dell’opposizione sostengono che i fondi rubati avrebbero potuto essere utilizzati per costruire circa 3.000 km di autostrade o fornire una casa a 800.000 persone in Russia.

Ma Jean-Claude Killy, Presidente della Commissione di Coordinamento del CIO per i Giochi di Soči, ha affermato che “Mi risulta che la corruzione esista ovunque quando si realizzano opere di questa portata, che qui sia stata più importante che altrove è tutto da dimostrare”(9).

Ricordiamo che le Olimpiadi invernali di Torino 2006 sono costate 3,3 miliardi di € (10), quelle estive di Londra 2012 € 10,5 miliardi.

La città di Krasnaya Polyana (sede delle discipline alpine) a 50 chilometri da Soči è stata trasformata da 20.000 operai migranti, compresi questi Uzbechi fotografati su un bus (6), che hanno contribuito a costruire i siti Olimpici. Sono stati segnalati molti abusi contro i lavoratori, compresi il rifiuto di pagarli (12).

Nel frattempo è nato il Comitato No Soči 2014 (11) che ricorda nel suo sito che dopo un periodo di 100 anni di guerra la Circassia, regione del Caucaso, fu invasa e colonizzata dall’Impero russo nel 1864, esattamente 150 anni fa. I Circassi del Caucaso occidentale (più di 1,5 milioni di persone delle etnie Adige, Abkhazi e Wubikh) furono costretti a lasciare la loro terra, patendo la fame dopo che tutti i loro villaggi e i campi erano stati bruciati e distrutti, ed esiliati nell‘Impero Ottomano in condizioni disumane.

In una sua dichiarazione il Comitato No Soči 2014 afferma che “noi, organizzatori e sostenitori del movimento No Soči, rappresentiamo i molti circassi in tutto il mondo nelle comunità della diaspora in Turchia, Giordania, Siria, Israele, Stati Uniti, Europa e Russia e sottoliniamo il nostro completo rifiuto e la condanna di tutti gli atti di violenza o di terrorismo“.

 Nella foto (National Geographic) un gruppo di Circassi durante una vista nella loro patria ancestrale

nel Caucaso dove l’impero russo ha condotto una brutale campagna militare nel 19° secolo.

NOTE

1) http://it.wikipedia.org/wiki/Viktor_Vladimirovi%C4%8D_Erofeev

2) R2 La Repubblica del 7 gennaio 2014: http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2014/01/07/putin-il-palazzo-dinverno.html?ref=search

3) http://www.sochi2014.com/en

4) http://bigstory.ap.org/article/sochi-environmental-activist-jailed-3-years

5) https://www.facebook.com/pages/Environmental-Watch-on-North-Caucasus/347791944433http://www.frontlinedefenders.org/node/24546

6) http://www.sochi2014.com/en/development-harmony

7) http://www.bbc.co.uk/news/world-europe-22720228http://www.reuters.com/article/2013/05/30/us-olympics-sochi-corruption-idUSBRE94T0RU20130530

8) http://www.thesochiproject.org/en/chapters/the-summer-capital/

9) http://www.brunoleoni.com/nextpage.aspx?codice=4008

10) http://www.olympic.org/coordination-commissionshttp://news.yahoo.com/russian-critic-wide-corruption-sochi-games-131742967.html

11) http://www.nosochi2014.com/

12) Foto da National Geographic http://ngm.nationalgeographic.com/2014/01/sochi-russia/dworzak-photography?utm_source=Facebook&utm_medium=Social&utm_content=link_fbp201313sochi&utm_campaign=Content#/08-circassians-tour-ancestral-homeland.jpg

L’Occidente in silenzio sui peccati del Cremlino

I prossimi Giochi olimpici invernali di Soči si sono già resi responsabili di molti peccati: ecologici, morali, politici. Questi peccati annulleranno il significato del progetto, o la festa sportiva si svolgerà in tutto il suo splendore? È con questa domanda che recentemente sono stato a Soči. «Adesso le nostre gallerie e i nostri ponti sono migliori di quelli italiani e canadesi!» ha detto il sindaco di Soči, battendo il pugno sul tavolo in un ristorante sul lungomare. Ho avuto l’impressione che ora saremmo saliti sul tavolo e, volgendoci verso il tramonto, avremmo reso onore alla Russia.

Invece ho detto: «Ma perché migliori, se sono stati gli italiani e i canadesi a costruirli, quei ponti e quelle gallerie?» «All’inizio loro costruivano e noi aiutavamo, ma alla fin fine abbiamo costruito noi, e loro hanno solo aiutato». «Ah, ecco com’è!», ho detto io.

E dunque, le Olimpiadi. Nulla le ostacolerà. Né le leggi anti-gay della Duma, né l’atteggiamento lascivamente imperiale della Russia verso l’Ucraina, né il fatto che lo zar delle Olimpiadi sarà proprio Putin, e che questi sono ormai da tempo chiamati i “suoi” Giochi.

L’Occidente preferirà non avvelenare la festa a centinaia di atleti di tutto il mondo (la maggioranza di loro se ne infischia della politica!), e abbozzerà in silenzio dinanzi alla necessità di avere a che fare con la Russia. Il nostro eroea Soči reciterà la parte dello zar generosoe modesto. Non lo emozioneranno troppo le vittorie degli atleti russi. Lui stesso infatti sarà il principale vincitore delle Olimpiadi. Insieme ai Giochi invernali e alla città di Soči, trasfigurata grazie a lui, entrerà nella storia della Russia.

Quando Anatolij Pakhomov, il sindaco di Soči dallo sguardo volitivo, mi ha mostrato con amore quegli impianti olimpici di dimensioni ciclopiche, non credevo ai miei occhi. Ma il contesto era amichevole, non ufficiale: il sindaco mostravai cantieri al figlio, al nipote e già che c’era a me. Particolarmente carino era suo nipote Ljokha, un ragazzino di cinque anni con un giubbotto di pelle da chekista. Teneva in mano delle manette giocattoloe una piccola pistolaa ventosa- rallegrava tutti con i suoi ammennicoli, e metteva in imbarazzo le guardie addette alla sorveglianza degli impianti. Oh, questi simboli del tempo russo! Le Olimpiadi di Soči rimandano a Pietroburgo.

In entrambi i casi si è costruito con molte sofferenze sulle paludi. Solo che là c’erano abeti, e qui bambù. A Soči gli abitanti gemevano per i disagi provocati dai cantieri, per le pretese che traslocassero dalle loro case o rimettessero in ordine le abitazioni fatiscenti… Sono stato a Krasnaja Poljana (sulle montagne sopra Soči) due anni fa. Davanti alle mie finestre sulla strada polverosa correvano camion impazziti. Ero sicuro che non ce l’avrebbero mai fatta per le Olimpiadi! Abbattevano alberi, prendevano d’assalto montagne che franavano – una tragedia per l’ecologia. Ma com’erano le paludi finniche prima della costruzione di Pietroburgo? Quando domando delle somme pazzesche spese per le Olimpiadi, mi dicono che si è dovuto costruire sul nulla, che è stato investito molto denaro dei privati… «Aspettate! Non più del 10 per cento!». E a questo punto sento che mi sto sdoppiando. In me si ridesta la voce del critico della nostra realtà: «Secondo i dati di una perizia indipendente un metro quadrato di autostrada in montagna è costato diecimila dollari! Non sarebbe stato meglio impiegarli per la sanità pubblica?». Pakhomov a cena mi ha detto così: «Per ottenere qualsiasi risultato ci vogliono uno scopo, una squadra e una motivazione. E questa triade non si estende alla nostra sanità pubblica. Tutto il denaro sparirebbe sicuramente in varie tasche».

«Il sole della Russia- dico al sindaco- adesso sorge a Soči». Lui annuisce contento. Ma la voce critica dentro di me obietta: «Un’altra operazione dimostrativa: invitanoi gay alla pari di tutti gli altri. Benvenuti! Ma intanto danno un altro giro di vite. Lo sa a che cosa somiglia? Alle Olimpiadi di Berlino! Là per la durata delle gare i nazisti ordinarono di non perseguitare gli ebrei e gli omosessuali, vietarono gli articoli antisemiti!».

«Però, sa, non si può comunque paragonare… Chi è adesso Stalin e chi Hitler? E poi: Pietroburgo è rimasta nella storia come la capitale europea della Russia.

Anche Soči servirà alla nostra europeizzazione».

Gli abitanti di Soči hanno attaccato delle scritte sui bagagliai delle macchine: «Questaè la mia terra,e voi andate tutti affanculo!» Come andràa finire? Dopo le Olimpiadi tutti questi palazzetti dello sport marciranno inutilizzati! Ecco il circolo vizioso della storia della Russia.

Eppure io, nonostante tutti i “ma”, sono per la Pietroburgo europea e, comprendendo che il potere di oggi ha deciso di creare la sua splendida Pietroburgo nella Soči olimpica, dico: grazie ai costruttori! Auguro felicità ai tifosi! Fortuna agli atleti! E non strappatevi i capelli, se perderete. Sono solo giochi. Per quanto Olimpici».

(Traduzione di Emanuela Guercetti)

VIKTOR EROFEEV