I 48 morti del Fréjus del XIX secolo e i morti nascosti del secondo Fréjus del secolo XXI

Non possiamo chiedere all’arch. Mario Virano la ragione per la quale TELT, il suo ultimo datore di lavoro, ha commissionato una lapide per ricordare i 48 caduti sul lavoro del Fréjus del XIX secolo in occasione del 150° anniversario della sua inaugurazione.

E non possiamo nemmeno chiedergli perché TELT ha dimenticato di citare pubblicamente i 3 lavoratori morti durante i lavori del secondo tunnel Fréjus del XXI secolo. Nel sito TELT non abbiamo trovato alcun riferimento, i loro nomi, le circostanze. Qui desideriamo ricordarli insieme ai feriti e agli invalidi.

La ricerca “lavoratori morti” sul sito TELT fornisce solo questa risposta: Nuova sede per la targa a memoria dei lavoratori morti per il traforo storico del Fréjus concluso nel 1871.

Quell’articolo contiene tuttavia un riferimento alla responsabilità d’impresa di TELT vista dal suo Direttore generale Virano. Egli disse il 5 settembre 2021, nel corso dell’inaugurazione della mostraDi pietra e ferro: 150 anni del Traforo del Fréjus : “Sentiamo la responsabilità di tramandare l’archeologia del sotterraneo”. Ma TELT non ricorda i danni al sito archeologico della Maddalena di Chiomonte del luglio 2011 causati dalla forse dell’ordine per consentire a TELT di installare il suo cantiere.

In questo senso la targa è la continuazione del ricordo dei caduti sul lavoro del primo traforo con la posa di una lapide posta all’interno della stazione Porta Nuova di Torino (lato via Nizza), qui le parole incise:

Associazione del Genio Civile, Collegio degli Ingegneri Ferroviari Italiani, Rete Ferroviaria Italiana,

Tunnel Euroalpin Lyon Turin (TELT)

Con gratitudine e riconoscenza posero in memoria dei 48 operai caduti

nella straordinaria realizzazione del primo traforo delle Alpi

considerato il trionfo dello spirito umano sull’inerte natura

e l’apoteosi della virtù del lavoro

L’epigrafe è redatta in stile ottocentesco ad imitazione del discorso pronunciato dal sindaco di Torino Felice Rignon all’inaugurazione del tunnel il 17 settembre 1871 del quale usa alcune parole:

 “Il passaggio della locomotiva a traverso le viscere del Fréjus non è solamente un trionfo dello spirito umano sulla inerte materia, ma è una splendida vittoria di civiltà, è un fatto di gloria patria, è un nuovo legame di amicizia fra due nazioni sorelle, ed è per così dire l’apoteosi della virtù del lavoro.”

Ma nell’epigrafe vi è un’alterazione significativa, che svela il TELTpensiero.

Infatti, se il sindaco Rignon definì INERTE la MATERIA (avrebbe potuto dire la roccia), TELT va oltre e introduce uno stravolgente aggettivo perché definisce INERTE la NATURA, così confermando lo spirito prepotente del suo agire ecocida verso l’ambiente, che nega che la Natura è Vita.