« Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci. Dai loro frutti li riconoscerete ». Matteo 7, 15-20

con un’appendice:

L’insostenibile leggerezza del Commissario, Sì TAV contro Sì TAV


Diagnosi

Non disturba la sindrome annuncite che affligge il primo ministro e i suoi sodali. Si può considerarla un attributo dei tempi in cui viviamo: istantanei, connessi, mediatici. Disturba molto, invece, l’ipocrisite, i cui sintomi leggeri sono gli annunci disonorati, mentre quelli gravi si manifestano con atti formali opposti a quanto dichiarato.

Insomma, il fumo è sopportabile se poi c’è l’arrosto. In sua assenza, irrita la gola. Qui in Val Susa ne sappiamo qualcosa. Grande scuola, il movimento notav: ha insegnato che per formarsi un’opinione serve conoscenza, studio e tenacia. Occorre fregarsene degli annunci e assimilare le delibere ufficiali. Applicando il metodo al decreto sedicente Sblocca-Italia, si scoprono verità brutali. Banali, anzi, nel loro ripetersi immutabili per forma e contenuto.

Forma

Il 29 agosto 2014 Renzi ha dichiarato in conferenza stampa di aver approvato un importante decreto legge.  Cfr. https://www.presidioeuropa.net/blog/?p=4765

Questo dovrebbe significare che il testo uscito dal Consiglio dei Ministri è definitivo, pronto per la firma del Presidente della Repubblica, la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale e l’entrata in vigore. In realtà viene continuamente modificato dai parlamentari e ogni giorno tramonta su una bozza diversa. Perché si tratta sostanzialmente di una finanziaria “vecchia maniera” che ogni lobby strapazza per sostenere i propri interessi. Quindi è costruito con il bilancino: un tanto all’Abruzzo e altrettanto al Veneto, una strada alla Calabria e una ferrovia al Lazio, un appalto per le cooprosse e uno per CL, nella migliore tradizione da “assalto alla diligenza” di prassi dorotea e di craxiana memoria.

Contenuto

Limitiamoci all’articolo 1, per evitare noia e disperazione. Riguarda la ferrovia ad alta velocità Napoli-Bari. Se ne parla da almeno 10 anni. Compare con 3,8 miliardi nel 7° DPEF del 2009 perché “opera di nuovo inserimento a causa dell’avanzato stato progettuale” (testuale, non ridete). In precedenza era stata annunciata come “in corso di progettazione” (DPEF 2004) e poi “inseribile nelle opere strategiche della Legge Obiettivo” (DPEF 2007). Da notare che quei documenti parlano anche del collegamento, normale, Salerno-Potenza-Bari, tante volte scritto e mai realizzato.

Ora, perché uno Stato decide di costruire una nuova ferrovia? Perché serve. Come lo dimostra? Con uno studio chiamato Analisi Costi-Benefici (ACB). Pensate che è talmente fondamentale questo approccio che persino Mario Virano propone, nel semisconosciuto Quaderno 9 del suo Osservatorio: “Tutte le fasi progettuali di un’infrastruttura dovrebbero basarsi su un’ACB … appare insostituibile per la sua diffusione, sinteticità nei risultati e necessità da parte dei promotori di definire molti aspetti di importanza decisiva per gli stakeholder, compresa evidentemente la collettività che finanzia parte o la totalità dell’opera … in ogni fase, le ACB dovrebbero essere redatte da soggetti qualificati, utilizzare metodologia consolidate e/o raccomandate da organi autorevoli e fatte oggetto di verifica da parte di organismi terzi”.

E’ mai stata fatta per la Napoli-Bari? No. Anzi, molti autori ne hanno denunciano l’assenza e, soprattutto, l’inutilità dell’opera. Infatti, come la Torino-Lione, la Milano-Genova, la Roma-Napoli, si affiancherebbe a ferrovie esistenti, sottoutilizzate e migliorabili con costi minori e denari più immediatamente circolanti.

D’altronde, è facile verificarlo. Oggi si può andare in treno da Napoli a Bari. Secondo le opzioni proposte dal sito di Trenitalia, ci vogliono dalle 4 alle 5 ore, cambiando quasi sempre a Caserta. Sono circa 270 km. E’ necessario migliorare il collegamento? Si può fare subito. Intendiamoci: non occorre rinunciare al progetto nuovo. Ma intanto uno Stato serio offre ai propri cittadini una possibilità immediata. Convince le Ferrovie, ad esempio, a incrementare gli Intercity e a eliminare i cambi, magari richiamando in servizio l’onorato e mai dimenticato Pendolino (perfetto per l’Italia: andava forte – non fortissimo – sulle tortuose linee esistenti, in attesa di costruire quelle nuove più veloci ma molto più esigenti).

Ma poi, perché stupirsi? Lo stesso decreto impone una nuova linea ad alta velocità tra Palermo, Catania e Messina (nella prima versione del decreto si fermava a Catania, ma poi le lobbies…). Qui servirebbe un altro approfondimento, impossibile in questa sede, ma vale la pena comunque dare un’occhiata qui:

http://it.wikipedia.org/wiki/Ferrovia_Palermo-Catania.

Insomma, una ferrovia normale, mai?

Ma l’aspetto più grave non è nemmeno questo. Renzi ha fretta, vuole aprire i cantieri entro un anno, anche se mancano ancora tutte le approvazioni previste dalle leggi. Allora cosa fa? Innanzitutto, dichiara gli interventi indifferibili, urgenti e di pubblica utilità. Poi nomina un Commissario (un altro?!) e gli dà poteri terribili: provvede all’approvazione dei relativi progetti; rielabora i progetti anche già approvati ma non ancora appaltati; anche sulla base dei soli progetti preliminari, può bandire la gara e tassativamente entro centoventi giorni dall’approvazione dei progetti provvede alla consegna dei lavori, anche adottando provvedimenti d’urgenza.

Appaltare i lavori in base al progetto preliminare – senza valutare il definitivo e l’esecutivo – è il sogno di ogni costruttore, onesto o criminale. Gli inconvenienti, le varianti, gli imprevisti saranno innumerevoli e il conseguente lucro, ingentissimo. Tanto paga lo Stato. Povero Renzi: come un Pomicino qualsiasi…

E soprattutto, Renzi ordina imperiosamente che la conferenza di servizi è convocata entro quindici giorni dall’approvazione dei progetti definitivi. Qualora il rappresentante di un’amministrazione sia assente o non dotato di adeguato potere di rappresentanza, la conferenza delibera a prescindere. Il dissenso manifestato in sede di conferenza dei servizi deve essere motivato e recare, a pena di non ammissibilità le specifiche indicazioni progettuali necessarie ai fini dell’assenso. In caso di motivato dissenso espresso da una amministrazione preposta alla tutela ambientale, paesaggistico-territoriale, del patrimonio storico artistico o alla tutela della salute dei cittadini, la determinazione finale è subordinata ad apposito provvedimento del Commissario entro sette giorni dalla richiesta. I pareri, i visti ed i nullaosta relativi agli interventi necessari sono resi dalle Amministrazioni competenti entro trenta giorni dalla richiesta e, decorso inutilmente tale termine, si intendono acquisiti con esito positivo.

Cosa vuol dire questo burocratese? Che dell’ambiente, del paesaggio, del territorio, dell’arte e della salute, a Renzi e ai suoi sodali non gliene frega un cazzo, con buona pace della Costituzione, dei cittadini, degli annunci fatti in ogni occasione di rilanciare la cultura e tutelare il patrimonio italiano (eccola, l’“annuncite”), l’unico che nessun’altra nazione possiede. E con un insulto alla logica, alla Geografia e alla Storia: qualcuno può dubitare che scavando tra Bari e Napoli si troveranno molti resti archeologici?

D’altronde, disse Renzi in quella conferenza stampa “Soprintendenze che creano problemi” (poi ha provato a correggersi, malamente). E’ chiaro qual’é il suo giudizio sugli organismi di tutela (chiesta dalla Costituzione, ricordiamo). Tralascio per carità di patria le scempiaggini che ha detto riguardo le terre e rocce da scavo: magari dedicheremo all’argomento un’analisi futura. Basti qui ricordare che l’Europa ha imposto norme vincolanti, l’Italia le ha eluse fino all’inevitabile procedura d’infrazione, si è corretta senza pentirsi e da tempo cerca di ritornare all’anarchia filomafiosa del passato. Lo dimostra proprio questo decreto. Prevede infatti una Disciplina semplificata del deposito preliminare e della cessazione della qualifica di rifiuto delle terre e rocce da scavo che non soddisfano i requisiti per la qualifica di sottoprodotto. Disciplina della gestione delle terre e rocce da scavo con presenza di materiali di riporto e delle procedure di bonifica di aree con presenza di materiali di riporto (Art. 7 -bis).

Prognosi

Questo Renzi si è cucito addosso il ruolo di rottamatore e innovatore. Ma le azioni che lui stesso prima annuncia e poi firma dimostrano che è vecchio, invece, vecchissimo. Dai loro frutti li riconoscerete.

Uguale preciso ai suoi predecessori: sono la causa della malattia e si spacciano per la cura. Dov’è la differenza con Monti, con Amato, con D’Alema? O con un Dini o un Colombo? Stringi stringi, sotto gli slogan trovi sempre calcestruzzo, bitume, impalcature e favori ai grandi costruttori, sia legali sia criminali.

Per guarire, guariremo, un giorno o l’altro. Anche se i virus sono ormai diffusi e cronici, e i cadaveri saranno tantissimi. Ma non certo con queste medicine, decrepite e tossiche come pozioni di negromanti.

Sono indispensabili farmaci nuovi, pensieri originali, prospettive orizzontali, etiche partecipate.

I decreti vecchi e i loro annunciatori vanno gettati via.


L’insostenibile leggerezza del Commissario

Sì Tav contro Sì Tav

5 settembre 2014

La Torino-Lione in bilico. L’allarme rimbalza in queste ore tra Roma e Torino: il progetto è in panne. Nel briefing balneare di inizio agosto il ministro Lupi aveva dato le sue certezze: l’iter di approvazione si doveva concludere entro il 30 settembre (http://goo.gl/36sTqf). Appena un mese dopo le cornacchie sono già in volo ad annunciare sventure (http://goo.gl/ey9tF9).

Come è possibile? A bloccare la più urgente e irrinunciabile delle opere, decisa e voluta da tutto l’asse monocolore democratico Comune – Regione – Nazione, pare esserci una grana che va sotto il nome di “Guida Sicura”. Per scavare il tunnel di base serve un enorme cantiere nella Piana di Susa, dove oggi sono presenti un autoporto e una pista per corsi, appunto, di guida sicura. Lo spostamento di questo seconda sembra essere al centro della querelle istituzionale che sta seminando il panico tra i fautori dell’opera.

Sin qui la cronaca, ora il lato comico della questione. La domanda sorge spontanea: che ci vuole a spostare un bruscolino come Guida Sicura, in una mega opera come la Torino-Lione? Poco, se non fossimo nella classica situazione di chi si fa lo sgambetto da solo.

Si dà il caso che LTF (Lyon Turin Ferroviaire, la potentissima società pubblica italo-francese che deve fare l’opera) abbia già deciso da oltre un anno il sito nel quale ricollocare Guida Sicura ovvero nel comune di Avigliana. Ma questo sito non piace a tutti. E, incredibile paradosso, a mettere il bastone in mezzo alle ruote sarebbero proprio Regione e Provincia, gli strenui fautori della Torino – Lione. La faccenda è più ingarbugliata di quanto sembra e si trascina da lungo tempo. Ritorniamo all’inizio.

Correva il mese di aprile del 2013. LTF presenta il progetto definitivo senza le rilocalizzazioni di Autoporto e Guida Sicura, perché non ci sono i nuovi siti. Due mesi dopo, al Ministero delle Infrastrutture a Roma davanti all’arch. Ing. Ercole Incalza, Consepi (proprietaria di Guida Sicura) fa mettere a verbale la scelta di Avigliana. Regione Piemonte e Provincia storcono il naso e parlano di “alternative migliori”.

Il tempo passa senza novità, a fine anno LTF sottopone a valutazione di impatto ambientale anche il progetto dello spostamento di Guida Sicura ad Avigliana. Ed ecco arrivare il 18 febbraio del 2014, siamo in Regione Piemonte nella Conferenza dei Servizi convocata proprio sul progetto delle rilocalizzazioni. Qui succede quello che non ti aspetti. Nelle sue molteplici vesti di superdirigente della Provincia di Torino nonché vicepresidente dell’Osservatorio Virano e accanito sostenitore della Torino-Lione (http://goo.gl/YAgFBx), è proprio Paolo Foietta ad arringare LTF, rea di aver “proposto alcune soluzioni progettuali di ricollocazione delle interferenze Autoporto della Società Sitaf S.p.A. e Pista Guida Sicura della Società Consepi pur non avendo ricevuto formali indicazioni sulle proposte individuate, durante la fase di progettazione” (Provincia di Torino, nota prot. 28270/2014). E dopo la reprimenda, estrae il coniglio dal cilindro: ci sarebbero altri candidati per Guida Sicura. E la nebbia si fa fitta.

Qualche mese dopo, in maggio, ci penserà Il Sole 24 ore ad illustrare la ghiotta opportunità (http://goo.gl/vFi32d). Altri due comuni, Buttigliera Alta e Cesana Torinese, si propongono per ricevere le attività di Guida Sicura. Ma la rivelazione più importante riguarda il regista dell’operazione. Sentiamolo dalla sua viva voce: “L’Osservatorio – spiega ancora Mario Virano – è stato anche questa volta mediatore. Insieme a tutti i soggetti coinvolti abbiamo verificato che localizzare la pista a Buttigliera costa meno dei 18 milioni del progetto di ricollocazione ad Avigliana. Pertanto, si sta procedendo in questa direzione”. Cosa fatta quindi, LTF si è piegata al disegno supremo dell’Arch. Virano e ha ingoiato la ghiotta opportunità. Talmente ghiotta che, nell’urgentissima urgenza della Torino-Lione, ha menato il torrone per un anno intero prima di venire a galla, lasciandogli progettare tutt’altro…

Macché! Siamo a luglio, sempre in Regione Piemonte nell’ennesima Conferenza dei Servizi sul progetto. Sorda al supremo richiamo, LTF continua imperterrita a presentare Avigliana. Buttigliera e Cesana non pervenute. Tira una brutta aria, Foietta e Virano non si presentano neppure. La Provincia di Torino verga il proprio parere ufficiale e torna pesantemente a battere il chiodo sulle alternative ad Avigliana (D.G.P. n. 31 del 23 luglio 2014, prot. 527 – 25117/2014).

Arriva settembre. Malgrado l’ardore SiTav di Chiamparino, il parere della Regione Piemonte (cui è inesorabilmente appesa da oltre un anno tutta la tempistica della procedura) continua a non uscire. Alla politica del Tav saltano le valvole. A rischio, il progetto, il Cipe, i fondi UE, … tutto.

Riassumendo: il progetto Torino-Lione di LTF (la società del Tav) è bloccato da Regione (Chiamparino SiTav) e Provincia di Torino (Foietta SiTav), su un ingarbugliamento creato da Virano (Commissario per fare il Tav).

La Torino-Lione è sparita dai radar dello Sblocca Italia di Renzi e della sua infornata di commissariamenti. Non a caso, qualche giorno fa Il sole 24 ore (http://goo.gl/fgyRkc) indicava che, solo per questa grande opera, restano i vecchi poteri da commissario “leggero” di Virano. Una “Guida Sicura” per il progetto: le “leggerezze” del Commissario sono la principale garanzia che la Torino-Lione non si farà mai.