Comunicato Stampa
16.11.2016
https://www.presidioeuropa.net/blog/?p=11168
Lo stenografico della riunione del Senato (da pag. 12 a pag. 57 – e da pag. 61 a pag. 89)
Allegato A - Votazioni effettuate in corso di seduta
Torino-Lione, il Senato ha ratificato oggi
gli Accordi di Parigi 2015 e Venezia 2016
I diritti dei cittadini sono calpestati e si conferma la predazione del Governo e del Parlamento delle risorse pubbliche e dell’ambiente
Gli Accordi prevedono che l’Italia finanzierà per circa 2661 milioni di € la parte francese della galleria
Stamani 16 novembre 2016 il Senato ha ratificato l’Accordo di Parigi del 24 febbraio 2015, il Protocollo di Venezia dell’8 marzo 2016 e il Regolamento dei Contratti del 7 giugno 2016 tra Italia e Francia. I sì sono stati 187, 43 i no e 4 gli astenuti. Hanno votato a favore tutti i gruppi eccetto M5S e Sinistra italiana. Perché la Ratifica sia completata occorre che si esprimano in Italia la Camera e in Francia l’Assemblea Nazionale e il Senato.
All’inizio dei lavori è stata sottolineata l’urgenza di tale ratifica, che Italia e Francia dovrebbero concludere entro il 31 dicembre 2016 secondo il diktat della Commissione Europea.
Il progetto contenuto negli Accordi tra Italia e Francia si riferisce alla costruzione di una galleria ferroviaria di 57 km tra Italia e Francia il cui vero costo – al di là degli importi riferiti in Senato – e secondo quanto previsto all’art. 18 dell’Accordo di Roma del 30 gennaio 2012, non potrà essere inferiore a quello del tunnel svizzero del Gottardo di eguale lunghezza, inaugurato nel giugno del 2016 e per il quale la Svizzera ha investito 11,3 miliardi di €. Come conseguenza degli Accordi con la Francia l’Italia finanzierà per circa 2661 milioni di € la parte francese della galleria. E’ utile sapere che la galleria lunga 57 km insisterà per soli 12 chilometri sul suolo italiano (cfr. https://www.presidioeuropa.net/blog/?p=9871).[1]
Questo ennesimo grave atto rappresenta un ulteriore tassello verso la realizzazione di un tunnel alpino a servizio della linea Torino-Lione e conferma la volontà del Governo e della maggioranza del Senato di imporre una Grande Opera Inutile e Imposta a tutti i cittadini italiani, a partire da quelli della Valle Susa che vi si oppongono da oltre 25 anni.
La decisione di stamane in Senato è un atto predatorio perché aumenterà il debito pubblico italiano, perché permetterà di devastare la natura, perché calpesta i diritti dei cittadini ai quali non è stato e non è tuttora permesso di esprimere il loro dissenso secondo quanto previsto nella Convenzione di Aarhus.
A questo proposito è utile consultare la Sentenza del Tribunale Permanente dei Popoli “Diritti Fondamentali, Partecipazione, delle Comunità Locali e Grandi Opere, dal Tav Torino-Lione alla realtà globale, che ha condannato l’Unione europea, l’Italia e la Francia per avere aver violato i diritti fondamentali dei cittadini, nella quale è scritto tra l’altro “i governi sono al servizio dei grandi interessi economici e finanziari e sono ignorate le opinioni delle popolazioni. Ciò rappresenta, nel cuore dell’Europa, una minaccia gravissima all’essenza dello stato di diritto e del sistema democratico che deve essere fondato sulla partecipazione e la promozione dei diritti, del benessere e della dignità delle persone”.
Ricordiamo inoltre che il Movimento No TAV chiede da sempre non solo l’abbandono del progetto ma il trasferimento degli importi previsti a carico dell’Italia verso la realizzazione di Opere Utili per la sistemazione dei territori.
Ricordiamo infine che l’Unione dei Comuni della Valle Susa ha ribadito il 4 novembre 2016 l’opposizione degli Amministratori valsusini al progetto Torino-Lione e ha deliberato di chiedere “al Senato di non ratificare l’Accordo tra Italia e Francia, al Governo di ripensare a questo progetto, di interrompere le procedure di esproprio e di dedicare tutte le risorse disponibili alla ricostruzione dei Paesi distrutti e a interventi di prevenzione sul rischio sismico e idrogeologico su tutto il territorio nazionale.”
Numerosi gli interventi delle opposizioni M5S e Gruppo Misto contro questa Grande Opera Inutile e Imposta che tuttavia non sono stati in grado di convincere la sorda e colpevole la maggioranza.
Perché la Ratifica sia completata occorre che si esprimano in Italia la Camera e in Francia l’Assemblea Nazionale (*) e il Senato.
(*) Riferimenti al processo di Ratifica in Francia
http://www.assemblee-nationale.fr/14/projets/pl4170 http://www.assemblee-nationale.fr/14/dossiers/accord_italie_travaux_tgv_lyon-turin.asp
Etude d’Impact http://www.assemblee-nationale.fr/14/projets/pl4170-ei.asp
Mercredi 23 novembre 2016, 09h45 Nomination de rapporteurs sur le projet de loi autorisant l’approbation de l’accord entre le Gouvernement de la République française et le Gouvernement de la République italienne signée le 24 février 2015 pour l’engagement des travaux définitifs de la section transfrontalière de la nouvelle ligne ferroviaire Lyon-Turin (n° 4170)
[1] Storiella del bazar delle gallerie, tra aumenti pazzi e sconti da capogiro https://www.presidioeuropa.net/blog/?p=9871
- l’Italia va nel bazar dove si vendono gallerie di ogni tipo, e compra con soddisfazione il suo tunnel di 12 km: lo paga 4340 milioni invece del prezzo di mercato di 1680 milioni, con un aumento del 258%, (€ 362 mil. al km)
- la Francia si reca nello stesso bazar e compra un tunnel uguale a quello italiano, solo un po’ più lungo (45 km): lo paga, con ancor maggior soddisfazione, 3520 milioni invece del prezzo di mercato di 6180, con uno sconto del 57% ! (€ 78 mil. al km)
Allegato B
Parere espresso dalla 5a Commissione permanente sul testo del disegno di legge n. 2551 e sui relativi emendamenti
La Commissione programmazione economica, bilancio, esaminato il disegno di legge in titolo ed i relativi emendamenti e preso atto dei chiarimenti forniti dal Governo, esprime parere non ostativo sul testo nel seguente presupposto:
che per la realizzazione dell’opera si provveda nei limiti delle risorse di bilancio effettivamente disponibili a legislazione vigente, in coerenza con i lotti costruttivi previsti dal cronoprogramma dei lavori;
e con le seguenti condizioni, ai sensi dell’articolo 81 della Costituzione: all’articolo 3:
sostituire il comma 3 con il seguente: «3. In relazione agli oneri di realizzazione dell’opera di cui al comma 1 e per le spese di missione di cui al comma 2, il Ministero dell’economia e delle finanze, sulla base delle informazioni trasmesse dai Ministeri competenti, provvede al monitoraggio ai sensi dell’articolo 17, comma 12, della legge 31 dicembre 2009, n. 196. Qualora gli oneri siano in procinto di scostarsi rispetto alle previsioni, si provvede ai sensi dell’articolo 17, commi 12-bis, 12-ter e 12-quater, della medesima legge»;
sopprimere il comma 4.
In relazione agli emendamenti esprime parere contrario, ai sensi dell’articolo 81 della Costituzione, sulle proposte 3.1, 3.2, 3.3, 3.4, 3.6, 3.7, 3.8, 3.9, 3.15, 3.100 e 3.107.
Esprime parere di semplice contrarietà sull’emendamento 3.16.
Il parere è non ostativo su tutti i restanti emendamenti.
Integrazione all’intervento del senatore Scibona nella discussione generale del disegno di legge n. 2551
Riassumendo quindi, nell’ipotesi più generosa si può affermare che le condizioni che avevano determinato l’Italia e la Francia ad accordarsi nel 2001 per la realizzazione dell’opera sono venute interamente meno, e ciò già da numerosi anni, a cui si aggiunge che la mancanza di prognosi di saturazione della linea esistente comporta la scomparsa della condizione giuridica essenziale per la sopravvivenza dell’Accordo del 2001, come si evince dalle intenzioni dei legislatori dell’epoca, espresse tanto nell’accordo medesimo che nei lavori parlamentari e è chiarissimo come non vi è alcuna ragione per proseguire con il progetto, oramai obsoleto, ma vi è anzi l’urgenza immediata di estinguere l’accordo per salvaguardare le assai scarse finanze pubbliche italiane, le finanze francesi e quelle comunitarie, in presenza di spese che inspiegabilmente continuano a generarsi sia in territorio italiano che in territorio transalpino in relazione a determinati lavori.
In generale -e state pur certi che quando il Movimento 5 Stelle sarà al Governo lo faremo – occorre, senz’altro, rivalutare il piano delle opere pubbliche, espungendo quelle più costose per lo Stato e più dannose per il territorio e per l’ambiente, come la tratta ad alta velocità ferroviaria Torino-Lione. Tale piano delle opere pubbliche dovrà superare l’attuale impostazione priva di una visione strategica ed affermare una nuova visione che tenga conto delle vere priorità del Paese in tema di infrastrutture di pubblica utilità: messa in sicurezza del territorio; valorizzazione e riqualificazione dei centri urbani; avvio di infrastrutture e programmi per lo sviluppo e la diffusione della mobilità sostenibile; potenziamento delle reti di trasporto pubblico, urbano ed extraurbano, sistemazione ed efficientamento delle reti idriche.
Al posto di approvare questo obbrobrio giuridico che avete davanti occorrerebbe intraprendere, senza indugio alcuno, ogni iniziativa diplomatica al fine di procedere all’estinzione degli accordi concernenti la realizzazione di una nuova linea ferroviaria Torino-Lione, e, contestualmente, procedere alla riassegnazione dei fondi già stanziati per il finanziamento della linea all’entrata del bilancio dello Stato per essere destinati ad un piano straordinario e di immediata attuazione per il miglioramento dell’intera rete ferroviaria italiana e del materiale rotabile esistente.
Ma capisco che questo vorrebbe dire essere senatori pensanti e non pecoroni.