Il progetto Torino-Lione è sempre più incerto
Arrivano dalla Francia segnali di incertezza sul futuro della Torino-Lione
Il 19 gennaio 2015 a Parigi nel corso di una Conferenza Stampa organizzata presso l’Assemblea Nazionale, i Verdi Europei e francesi hanno riaffermato la loro totale contrarietà alla Lyon-Turin e la richiesta di moratoria. La segretaria di Europe Ecologie-Les Verts Emmanuelle Cosse ha affermato che “altre soluzioni sono possibile per il traffico merci ferroviario nella zona della Alpi”. Monica Frassoni, co-presidente dei Verdi europei, dopo aver sottolineato il fallimento delle politiche TEN-T, ha ribadito l’esigenza “di usare la linea esistente e di riaprire il dibattito sulla Torino-Lione.” La deputata europea verde Michèle Rivasi si è indignata affermando “come si può costruire una nuova galleria quando quella l’esistente del Fréjus è sottoutilizzata al 20% della sua capacità”[1]. Michèle Rivasi ha quindi proseguito ricordando che Hubert du Mesnil, Presidente della società LTF sas incaricata di condurre attività di studi e lavori preparatori per la futura galleria di base di 57,1 km, ha dato il via ad un cantiere per lo scavo di una galleria di nove chilometri a partire dalla discenderia di Saint-Martin-la-Porte, che è illegale da tutti i punti di vista.[2] I trattati italo-francesi non autorizzano infatti l’inizio dei lavori della galleria di base senza l’approvazione di protocolli addizionali di cui all’articolo 4 dell’Accordo del 29 gennaio 2001, così come definito all’articolo 5 dello stesso accordo.[3] Di fronte all’evidenza che LTF vuole impossessarsi dei fondi europei per condurre studi geologici inutili, e di cui non ha diritto perché questa attività rappresenta di fatto l’inizio dello scavo di una parte della futura galleria di base al fine di poter affermare pubblicamente “ecco, i lavori della galleria di base sono iniziati“. Per questo motivo il Presidente di LTF Hubert du Mesnil è stato denunciato alla Procura della Repubblica di Parigi da otto deputati europei.[4]
Il 18 gennaio 2015 Nicolas Hulot, “inviato speciale di François Hollande per la protezione del pianeta“[5] ha messo in guardia il (Ministro dell’Ambiente Ségolène Royale sui “pericoli del dossier TGV Torino-Lione, sottolineando che le “soluzioni alternative non sono state seriamente considerate.”[6]
Il 30 dicembre 2014 il Primo ministro francese Manuel Valls, in un “contesto di tensioni budgetarie” e quindi in difficoltà nel reperimento dei fondi francesi per coprire la parte che non sarebbe finanziata dall’Ue, ha chiesto a due deputati francesi – non sapendo più a chi rivolgersi – di trovargli i fondi necessari all’opera entro la fine di febbraio[7].
Anche l’Europa dà segnali di disimpegno
Il 14 ottobre 2014 il Presidente della Commissione Trasporti del Parlamento Europeo Michael Cramer (Verde) ha ricordato a Bruxelles nel corso dell’incontro conuna delegazione No TAV che “il progetto non è ancora oggetto di un accordo di finanziamento che in ogni caso non potrà essere deciso che dopo un’analisi comparativa tra differenti progetti che verranno proposti entro la fine di febbraio 2015”. Egli ha inoltre ricordato che “le direttrici Nord-Sud costituiscono le priorità per affrontare i problemi di trasporto in Europa.”[8]
Il 13 gennaio 2015 il Presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker ha presentato una proposta di modifica del bilancio europeo[9] che riduce di 560,3 milioni di € i fondi destinati ai progetti di trasporto ferroviari, tra i quali la Torino-Lione. Ricordiamo che l’importo a disposizione per tutti i progetti ferroviari era di 5,5 miliardi di €. Questa riduzione si riverberà inevitabilmente sulla disponibilità di fondi a disposizione di tutti i progetti ferroviari.
Il 26 febbraio 2015 è la data di scadenza della presentazione alla Commissione europea della domanda di Italia e Francia per ottenere il cofinanziamento europeo fino al “40%”[10] della parte internazionale della Torino-Lione (la galleria di base). Ad oggi non sono ancora chiari i costi per la realizzazione della galleria, e i metodi di valutazione differiscono tra Italia e Francia. La certificazione dei costi da parte di un soggetto terzo esterno, prevista all’articolo 18 dell’Accordo del 30 gennaio 2012, ratificato dai Parlamenti italiano e francese, non è stata eseguita a causa dell’infruttuosità del bando pubblico di gara pubblicato nell’agosto 2014 e non più rilanciata da LTF.
PresidioEuropa ritiene che senza questo atto di certificazione la presentazione di una domanda di fondi all’Europa sia gravemente incompleta perché non rispetta gli accordi tra Italia e Francia (che sono Legge dello Stato) sottoscritti con l’introduzione di questa clausola proprio per dare all’Unione europea la garanzia di serietà nel controllo dei costi ex ante ed ex post al fine di ottenere il finanziamento europeo senza indugi. Questo argomento è stato sollevato dalla Corte dei conti francese nel suo rapporto inviato il 1° agosto 2012 al Primo ministro francese il quale ha riconosciuto la necessità di tale certificazione.
[1] http://www.france24.com/fr/20150119-lgv-lyon-turin-ecologistes-rappellent-a-lordre-pouvoirs-publics/
[2] Undici ragioni giuridiche per fermare il cantiere di Saint-Martin-de-la-Porte https://www.presidioeuropa.net/blog/?p=5839
[6] http://www.lyoncapitale.fr/Journal/Lyon/Actualite/Dossiers/Grands-Projets/Nicolas-Hulot-se-mefie-de-la-LGV-Lyon-Turin
[7] http://www.micheldestot.fr/themes/international/parlementaire-en-mission-sur-le-lyon-turin/
[9] COM(2015)11final http://ec.europa.eu/budget/library/biblio/documents/2015/DAB/COM_2015_11_final_en.pdf
[10] Questa percentuale si deve leggere: fino al massimo del 40%. Cfr.: the funding rate may be increased to a maximum of 30 % for actions addressing bottlenecks and to 40 % for actions concerning cross-border sections and actions enhancing rail interoperability; http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=OJ:L:2013:348:FULL:EN:PDF