RESILIENZA: “La capacità di un sistema di assorbire le perturbazioni, riorganizzarsi e continuare a funzionare più o meno come prima. “

PNRR Italia, aggiornamento 8 maggio 2021: ecco i due FALDONI consegnati all’Unione Europea (2.488 pagine), ma non pubblicati sui siti del Governo e del MEF.

Lettera 4 maggio 2021 di Mario Draghi al Presidente della Camera Roberto Fico

Faldone n. 1 pagine 2 – 1112Faldone n. 2 pagine 1 – 1376

Commento da ifq  Le 2500 pagine RQuotidiano | 8 MAGGIO 2021

Sono 2.487 in tutto le pagine delle schede progetto che accompagnano il Recovery plan italiano, che il governo ha inviato in Europa e al Parlamento. È il piano davvero definitivo, compreso di allegati che illustrano in modo approfondito le quasi 290 pagine del documento finora circolato.

Il piano punta a spendere quest’anno 13,8 miliardi (dedicandoli a 105 interventi) dei 191 miliardi totali messi a disposizione dai fondi europei. Secondo le tabelle inserite nelle schede progetto, gli stanziamenti maggiori riguardano due misure previste dalla legge di bilancio: Transizione 4.0 (oltre 1,7 miliardi quest’anno) e il rifinanziamento del Fondo Simest per rafforzare la solidità patrimoniale delle imprese favorendone la competitività sui mercati esteri. Poco più di 1,1 miliardi è destinato all’efficientamento energetico e al rafforzamento del territorio dei Comuni.

Dal 2022 i fondi da spendere salgono a 27,6 miliardi (distribuiti in 167 interventi) per poi salire a 37,4 e 42,7 miliardi nei due anni successivi. Dal 2025 (38,3 miliardi) l’ammontare inizia a scendere per chiudere coi 31,6 miliardi dell’ultimo anno. I progetti, stabilisce il documento, devono essere tutti conclusi entro agosto del 2026. Il documento illustra per ogni investimento e riforma le sfide da affrontare, gli obiettivi e come si intende attuarli, i costi, le categorie e gli enti coinvolti e il cronoprogramma da rispettare per l’attuazione finale e gli step intermedi.

Altri commenti: https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/05/07/recovery-fund-ecco-le-schede-progetto-in-totale-2-487-pagine-una-control-room-a-chigi-potra-proporre-lattivazione-di-poteri-sostitutivi-per-ogni-opera-la-valutazione-sullimpatto-ambientale/6190430/


Oggi 26 aprile 2021, il Presidente Draghi consegna alla Camera dei Deputati verso le ore 16.00 il SUO Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza – PNRR. Domani lo consegnerà al Senato.

Il PNRR è un piano di investimenti pubblici di 222,1 miliardi di €, dei quali 191,5 miliardi stanziati dalla UE e 30,6 miliardi dal Tesoro italiano. Indipendentemente da chi lo ha emesso, si tratta di un debito aggiuntivo per l’Italia che ha già raggiunto il 160 % di debito su PIL.

L’obiettivo di Draghi – escludere la partecipazione dei cittadini alla redazione del PNRR – è stato raggiunto, nell’assordante silenzio della politica e dei media.

Come previsto Draghi, non ostante il recente invito della Commissione europea a presentare senza fretta un piano di qualità (la scadenza del 30 aprile è solo formale ai sensi dell’Art.18, cfr. infra (*) ha deciso che era indispensabile rispettare tale data. In questo modo ha annullato i tempi di un eventuale dibattito in Parlamento. Ha infatti chiesto al Parlamento di esaminare e approvare il PNRR di 318 pagine in poche ore.

Gli stessi Deputati e Senatorilo dovranno approvare a scatola chiusa, avendo ricevuto il testo solo nel pomeriggio del 25 aprile.

Oggi la Società per la Cura (il Movimento No Tav ha aderito) era presente fronte all’ingresso della Camera in piazza Monte Citorio a spiegare perché questo PNRR non  va bene.

Chi non è stato in grado di presenziare davanti al Parlamento, ha potuto spedire una lettera a tutti i deputati usando questo il link per il Mail Bombing: https://actionnetwork.org/letters/scriviamo-alla-politica-di-votare-contro-il-pnrr

Ma quando è nato il Piano di Ripresa e Resilienza europeo?

La Commissione e il Consiglio europei, dopo l’11 marzo 2020, quando l’infezione Covid-19 fu definita dall’OMS una Pandemia, promisero un piano speciale per rilanciare le economie degli Stati Membri, un modo per assorbire le conseguenze economiche e sociali che la Pandemia stava generando.

Il Piano Next Generation EU è una proposta economica che vale da sola circa il 70% del bilancio 2021-2027 dell’Unione europea, fu rapidamente messo a punto nel mese di maggio 2020, e  approvato dal Consiglio europeo il 21 luglio 2021, nelle sue conclusioni è scritto:

“Stiamo lentamente uscendo dalla fase acuta della crisi sanitaria. Sulla base delle ampie consultazioni tenutesi al livello del presidente del Consiglio europeo e dei lavori svolti in sede di Consiglio, le conclusioni presentano una soluzione equilibrata che tiene conto degli interessi e delle posizioni di tutti gli Stati membri. Si tratta di un pacchetto ambizioso e articolato che combina il tradizionale bilancio pluriennale (QFP) con uno sforzo straordinario per la ripresa volto a contrastare gli effetti di una crisi senza precedenti nell’interesse dell’UE”.

Così disse il Consiglio europeo, un organismo non eletto dai cittadini che definisce “le priorità e gli indirizzi politici” generali dell’Unione europea.

Ma ricordiamo anche che questa iniziativa si basa in gran parte sul debito, come possiamo constatare leggendo i Regolamenti attuativi del NextGenerationEU approvati dal Consiglio e dal Parlamento nel febbraio 2021, la UE offre la possibilità agli Stati di indebitarsi a basso costo in cambio dell’obbligo di fare le riforme, ecco l’effetto leva di stampo liberistico.

Tali Regolamenti europei sono ratificati a livello degli Stati membri, senza ovviamente poter modificare una virgola delle regole scritte a Bruxelles, come è noto vale il principio della gerarchia delle fonti del diritto.

Debito Buono & Cattivo

Draghi ci ricorda che esiste un debito buono e uno cattivo, occorre selezionare i progetti di investimento con attenzione. Le misure ad alto impatto sulla crescita, che oggi producono deficit, vanno annoverate tra i “debiti buoni”. Quelle che invece non generano effetti positivi nel medio-lungo termine vanno inserite nel cosiddetto “debito cattivo”. Ma chi garantisce che i progetti realizzati con il contributo del debito pubblico restituiscano benessere? Nessuno. Per definizione il debito di uno Stato è sempre ripagato dai suoi cittadini, comunque vadano le cose. Molto del debito assunto è di fatto un trasferimento di ricchezza alle imprese che realizzano i progetti, con particolare riguardo alle Grandi Opere.

Verrà tra pochi anni il doloroso tempo del rimborso di questi prestiti alla UE da parte degli Stati membri, cioè dai cittadini. Il debito su PIL dell’Italia è già al 160%.

Il trionfo delle infrastrutture, l’oblio della salute

Il Pnrr è il trionfo delle Infrastrutture imposte che dovrebbero invece essere decise dopo ampia discussione con i cittadini.

Unicamente a titolo di citazione, per segnalare il peso e la rilevanza delle Grandi Opere, sono previsti fondi per circa € 25 Mld. per ferrovie ad alta velocità e strade, molte sono duplicati di linee esistenti che con poca spesa si potrebbero ammodernare.

L’esempio più eclatante è la Salerno – Reggio Calabria, progetto simile alla Torino-Lione, che il Movimento No TAV ha definito un Crimine Climatico.

Per la salute sono stati previsti solo € 15,6 Mld.

Informazione e Comunicazione, un inganno

Ma è tuttavia rivelatore leggere a pagina 295 del Pnrr Italia che per la sua attuazione “sono garantite informazione e comunicazione” per il coinvolgimento di stakeholder e grande pubblico: nasce perciò “il Portale Pnrr” che “costituisce la finestra di comunicazione del Piano” che si adatterà nel tempo alle esigenze dei cittadini e faciliterà il coinvolgimento attraverso una comunicazione chiara e accessibile del PNRR e dei suoi benefici per il Paese”, attraverso la condivisione di dati. Un vero blabla, un inganno.

Nello stesso tempo, il Ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, Enrico Giovannini, ha approvato il 22 aprile il Decreto istitutivo della Consulta cha ha l’obiettivo di confrontarsi con le associazioni ambientaliste e le reti della società civile, le organizzazioni sindacali e i rappresentanti delle federazioni di settore, le organizzazioni imprenditoriali, dell’artigianato, delle cooperative.

Se non vi è partecipazione non c’è democrazia, si può dire con Gaber

Le due citazioni dal Pnrr e dal Decreto del Ministero confermano invece la mancanza di democrazia del Governo che in sintesi afferma: “Noi decidiamo dove e quanto investire, poi ci confrontiamo, per creare consenso, con i portatori di interesse per l’attuazione del nostro piano che sarà, grazie alle riforme, velocissima”.

Oggi, nell’era della Pandemia, la democrazia evapora ancora più velocemente, e il Governo e i legislatori, approfittando dell’urgenza di sconfiggere al più presto il COVID-19, trasferiscono al settore privato ingenti quantità di risorse economiche per incrementare i profitti o salvare i loro bilanci.

Ma lo stanziamento di ingenti capitali deve essere accompagnato, così impone il Regolamento UE, da numerose riforme strutturali che dovrebbero permettere gli effetti positivi degli investimenti, cioè fare debito buono, così come imposto dalla UE. Attendiamo di approfondire il contenuto di queste riforme.

Questo processo si è potuto realizzare all’interno delle strutture istituzionali sovranazionali e nazionali grazie all’aiuto di potenti lobbies e senza dibattito pubblico, di nuovo la negazione della partecipazione democratica. A titolo di esempio Pietro Salini, amministratore della grande impresa di costruzione We Build, ha affermato il 16 aprile: “Per far ripartire l’economia serve una spesa più ampia, servono almeno 300 miliardi, in linea con gli investimenti che gli altri paesi europei realizzano per infrastrutture.”

Le voci critiche dei cittadini impegnati sono da tempo zittite

Il Parlamento italiano, sulla base di scarse informazioni del Pnrr scritto da Conte, ha approvato due risoluzioni il 30 aprile e il 1° aprile, due testi diversi tra Camera e Senato che non hanno la forza di una legge delega e che rappresentano di fatto ad un auspicio, un gentile invito al Governo a redigere il Pnrr tenendo conto dei loro desiderata.

Come si vede il processo di redazione è stato volutamente opaco, la maggioranza non ha mai alzato la voce, l’opposizione ha affermato di non conoscere i progetti.

il Governo Draghi avrebbe dovuto invece lanciare un ampio dibattito all’interno del Paese per una “redazione partecipata” del PNRR con l’obiettivo di orientare le scelte in modo equo e rispettoso delle fasce deboli della popolazione.  Ma ovviamente tale iniziativa non appartiene al suo bagaglio politico.

Ottimismo & Speranza

Allo scopo di introdurre un po’ di ottimismo e di speranza, vorremmo citare una condizione presente all’Art. 5 del Regolamento del PNR europeo che potrebbe essere utilizzata per fermare i progetti dannosi:

Il dispositivo PNRR finanzia unicamente le misure che rispettano il principio «non arrecare un danno significativo»: non sostenere o svolgere attività economiche che arrecano un danno significativo all’obiettivo ambientale, ai sensi, ove pertinente, dell’articolo 17 del regolamento (UE) 2020/852. Ci chiediamo come, ad esempio, la linea ferrovia ad Alta Velocità tra Salerno e Reggio Calabria non abbia la caratteristica di Crimine Climatico a partire dalla sua realizzazione, proprio come la Torino-Lione.

L’esempio negli USA per la ricostruzione delle infrastrutture umane

In conclusione, e in relazione al fatto che anche negli Stati Uniti saranno investiti centinaia di miliardi nel “Piano di salvataggio” post Pandemia del Paese, è utile citare Bernie Sanders, presidente della Commissione bilancio del Senato USA, che ha affermato:  “È in corso un acceso dibattito al Congresso sul modo in cui definiamo la parola “infrastruttura”, dibattito che determinerà la futura direzione del nostro Paese. È ora di ricostruire non solo le nostre fatiscenti infrastrutture nazionali, ma anche la nostra infrastruttura umana.”

(*) Articolo 18 Piano per la ripresa e la resilienza – Comma 3 del REGOLAMENTO (UE) 2021/241 Piano per la ripresa e la resilienza presentato dallo Stato membro può essere trasmesso in un unico documento integrato insieme al programma nazionale di riforma ed è trasmesso ufficialmente, di norma, entro il 30 aprile.

Documentazione

Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Next Generation Italia, edizione 25 aprile 2021 – 337 pagineTesto non più presente sul sito www.governo.it