Il Coordinamento dei Comitati del Movimento No TAV ha deciso il 1° ottobre 2014 l’adesione alla campagna End Ecocide (fermiamo l’ecocidio).
Il termine Ecocidio deriva dal greco oikos (casa) e dal latino caedere che significa colpire, distruggere, uccidere.
Può essere definito come danno esteso, distruzione o perdita degli ecosistemi di un dato territorio, e comprende tutti i maggiori disastri ambientali.
L’ecocidio è il delitto di distruzione dell’ambiente naturale che deve diventare un crimine per il quale le persone colpevoli devono essere ritenute responsabili.
Vi è dunque la necessità di elaborare una definizione comune di ecocidio, di mettere a punto azioni da portare avanti per offrire all’ambiente in generale, e alle specie viventi in particolare, e di attivare strumenti di protezione a priori (dissuasione) più efficaci delle misure legali in vigore adottate talvolta a posteriori.
https://www.endecocide.org/en/history-of-ecocide/#0
https://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=Il24a-5Wegk
First mentioning ECOCIDE
In 1972 at the United Nations Stockholm Conference on the Human Environment which adopted the Stockholm Declaration, Olof Palme the Prime Minister of Sweden, in his opening speech spoke explicitly of the Vietnam war as an ecocide and it was discussed in the unofficial events running parallel to the official UN Stockholm Conference on Human Environment.
L’Ecocidio in Pillole https://www.endecocide.org/en/history-of-ecocide/#8
Esempi di Ecocidio https://www.endecocide.org/en/examples/#art_007
Firma qui per sostenere la campagna http://iecc-tpie.org/?lang=it
Carta di Bruxelles
Per la creazione di una Corte Penale Europea e Internazionale per l’Ambiente e per la Salute
In considerazione dell’inalienabile diritto umano a un ambiente sano e del rischio che l’attuale livello di biodiversità vada irreversibile perso.
NOI, PARTI PROPONENTI
- Ricordiamo e sottolineiamo i principi ed i contenuti di tutte le risoluzioni e dichiarazioni internazionali a partire dalla Dichiarazione della Conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente, adottata a Stoccolma il 16 giugno, 1972;
- Riconosciamo che alcune sfide vanno oltre i confini nazionali e devono essere affrontate a livello sovranazionale;
- Affermiamo che l’utilizzo eccessivo delle risorse naturali comporta danni, o persino la distruzione di ecosistemi il cui funzionamento consente il mantenimento e lo sviluppo della vita; che ciò è dimostrato dall’estinzione di numerose specie animali e vegetali; che la salute umana è messa a rischio dall’utilizzo di prodotti tossici e, in particolare, interferenti endocrini e sostanze cancerogene, mutagene e tossine riproduttive;
- Osserviamo che già diverse iniziative hanno adottato un approccio costituzionale alla conservazione della vita (per esempio, la nuova Carta Costituzionale dell’Ecuador, la Conferencia Mundial de los Pueblos sobre el Cambio Climático y los Derechos de la Madre Tierra – Cochabamba, la Carta per l’ambiente in Francia);
- Sottolineiamo l’urgente bisogno di agire;
- Prendiamo nota che tale prospettiva richieda lo studio e la valutazione di dati storici, antropologici, culturali, scientifici, sanitari, economici e politici;
- Riteniamo quindi che questi dati debbano essere tradotti in legge al fine di consentire la conservazione dell’ambiente per mezzo di sanzioni efficaci, proporzionate e dissuasive; anzi, certe scelte e decisioni, prese con la piena consapevolezza dei rischi, possono provocare e le conseguenze drammatiche a corto o lungo termine per le risorse, la natura e gli esseri umani; che è quindi importante assicurare un effettivo accesso alla giustizia;
- Prendiamo atto del fatto che esistano già numerose iniziative di vario genere, che agiscono isolatamente o con il sostegno di altre organizzazioni, che tutte perseguano un obiettivo comune con metodi differenti ma complementari, che possono essere attuati più o meno rapidamente; è necessario identificare gli strumenti e le soluzioni più adeguate per agire insieme ed attuare ciò che può essere fatto immediatamente e coordinare gli sforzi per raggiungere il miglior risultato possibile per ciascuna iniziativa;
Abbiamo, dunque, deciso di riunirci per rilasciare la seguente dichiarazione:
- Da subito, le organizzazioni firmatarie supporteranno tutte le iniziative già esistenti e in fase d’avvio, che permettono alla società civile di individuare e giudicare, almeno moralmente, i responsabili di reati ambientali e di reati che minacciano le risorse naturali globali e la salute umana, per esempio la Corte Internazionale per la consapevolezza dei crimini contro la Natura e l’Ambiente, o la Corte dei Popoli;
- Un secondo passo epocale potrebbe essere la creazione di una CORTE PENALE EUROPEA PER L’AMBIENTE E LA SALUTE; a seguito dell’udienza del 10 luglio 2010 del Prof. Abrami, presidente dell’Accademia Internazionale delle Scienze e dell’Ambiente, dinanzi alla Commissione del Parlamento Europeo per l’Ambiente, sul quale un rapporto commissionato dal dipartimento politiche “diritti dei cittadini e affari costituzionali” della DG per le politiche interne del Parlamento europeo ha commentato che: “La creazione di una sezione specializzata presso la Corte di giustizia europea, o di un tribunale specializzato con giurisdizione su casi ambientali, potrebbe essere un obiettivo realistico a medio termine”; il FME-ILE ha sostenuto l’iniziativa, il che potrebbe risultare in una modifica dello statuto della Corte di Giustizia Europea; il riconoscimento della necessità di sanzioni penali per i reati ambientali (direttiva 2008/99/CE) e la creazione di una procura penale europea potrebbero essere visti come primi passi in questa direzione, rafforzare le sanzioni e riconoscere il reato di Ecocidio, come richiesto dal movimento dei cittadini End Ecocide in Europe fanno anche parte di questo processo;
- Una CORTE PENALE INTERNAZIONALE PER L’AMBIENTE E LA SALUTE è lo scopo ultimo. Per raggiungere questo obiettivo, una revisione dello statuto della Corte Penale Internazionale (Art 121, 122 e 123) è possibile, con l’introduzione di disastro ambientale come uno dei Crimini Contro l’Umanità, consentendo di perseguire i responsabili che hanno agito intenzionalmente. Il reato di disastro ambientale potrebbe facilitare una efficace protezione internazionale degli ecosistemi, nello spirito dei precedenti di diritto civile stabiliti dalla Corte Internazionale di Giustizia (Caso Trail, la causa Canale di Corfù); da cui è derivato lo stato di diritto consuetudinario internazionale, secondo il quale gli Stati hanno “la responsabilità di assicurare che le attività nell’ambito della loro giurisdizione o controllo non causino danni all’ambiente di altri Stati o di zone situate oltre i limiti della giurisdizione nazionale”, riaffermati dal Principio 21 della Dichiarazione di Stoccolma 1972 e il Principio 2 della conferenza di Rio de Janeiro 1992;
Le parti firmatarie parimenti seguono con interesse, e alcune di esse supportano la creazione di un nuovo reato denominato “Ecocidio”, come Quinto Crimine Contro la Pace.
PERTANTO, LE PARTI PROPONENTI
- Invitano altre organizzazioni interessate a sostenere la richiesta per la creazione di una Corte Penale Europea per l’Ambiente e la Salute sulla base dei principi di sanzioni efficaci, proporzionate e dissuasive elaborate dall’UE;
- Invitano le organizzazioni interessate e la società civile in tutto il mondo a sostenere la richiesta di creare una Corte Penale Internazionale per l’Ambiente e la Salute sviluppando le attuali competenze della Corte Penale Internazionale (ICC) mediante procedure giuridiche previste dal Trattato (revisione e modifiche) e includendo il disastro ambientale come nuovo e specifico reato;
- Conseguentemente, richiedono al Segretario Generale delle Nazioni Unite di adottare le misure necessarie per:
- Catalogare le emergenze ambientali del Pianeta Terra con particolare attenzione alla tutela della salute e le questioni scientifiche e tecnologiche correlate, così come tutti gli aspetti culturali e antropologici;
- Avviare le azioni necessarie per la creazione di una Corte Penale Internazionale per l’Ambiente e la Salute, e sanzioni efficaci contro le violazioni ambientali che hanno causato danni a persone e agli ecosistemi;
- Invitano le organizzazioni interessate e la società civile a sostenere una iniziativa per il riconoscimento, da parte delle Nazioni Unite e degli Stati, del “chi inquina paga” come principio giuridico di valore universale sostenuto da sanzioni per ripristinare il danno ecologico, affinché le risorse siano realmente protette da un punto di vista giuridico e giurisdizionale in uno spirito di effettivo multilateralismo e solidarietà;
- Decidono, in ogni caso, di organizzarsi in una piattaforma comune al fine di proseguire e ulteriormente specificare questo obiettivo comune.