20191213 – English version at the bottom

Nella grande sfida climatica globale Torino si presenta a te, Greta, come una città densa di pensiero e di azione. Non solo perché ti ha acclamato con entusiasmo nei due scioperi globali per il clima del 15 marzo e del 27 settembre, partecipati da decine di migliaia di studenti. Ma soprattutto per la sua eredità scientifica e intellettuale.

Questa città severa e ordinata, che dalle sue vie inquadra le grandi Alpi innevate, ha iniziato nel 1753 a osservare l’atmosfera nella sua Università e oggi ha una delle serie di dati climatici più lunga al mondo, affiancata dal 1865 dall’Osservatorio di Moncalieri, primo nucleo delle reti meteo italiane fondato dal meteorologo padre Francesco Denza, e riconosciuto dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale delle Nazioni Unite come “Centennial Observing Station”. A queste si sono aggiunte negli ultimi trent’anni le 500 stazioni automatiche di Arpa Piemonte che continuano l’indispensabile monitoraggio climatico.

Torino ti accoglie oggi sotto un cielo di neve, sappi che ogni fiocco non sfuggirà alla statistica della più lunga serie al mondo di osservazioni nivometriche, iniziata nel 1787, e che conferma gli effetti del riscaldamento globale: oggi cadono in media 19 centimetri per inverno mentre in passato la media era 50. Qui è anche nato nel 1895 il Comitato Glaciologico Italiano, che ha il compito di misurare i ghiacciai delle Alpi italiane e i cui documenti fotografici e topografici ci permettono ora di capire quanto le calde estati attuali abbiano infierito sui nostri ghiacci di montagna, dimezzatisi in un secolo.

Torino ha dato i natali nel 1908 ad Aurelio Peccei, grande economista illuminato che nel 1968 fu il primo a chiedersi se una crescita infinita poteva essere sostenuta in un pianeta finito: è dalla cultura di questa città che è nato lo straordinario rapporto del Mit “I limiti alla crescita”, pubblicato

nel 1972 dal Club di Roma e purtroppo non ascoltato. Aurelio Peccei, cara Greta, chiedeva al mondo ciò che chiedi tu oggi, ma era forse troppo avanti con i tempi. Quasi cinquant’anni di indifferenza e di ritardi che ora ci costano cari e ci costringono ad affrontare l’emergenza climatica. Chissà se sarai tu a riuscire là dove il nostro Peccei non poté? Nutriti dunque, sia pur per poche ore, di questo lascito così pionieristico.

Oggi Torino ti offre nuove sensibilità ambientali nella sua Università e nel suo Politecnico, dove di recente è stato attivato un corso sui cambiamenti climatici.

Ma è pure una città di concreta industriosità: all’Alenia si costruiscono raffinati satelliti incaricati di osservare dallo spazio lo stato di salute del nostro pianetino; all’Istituto di Metrologia (Inrim) si controlla la precisione degli strumenti meteorologici con il progetto MeteoMet all’avanguardia mondiale; ed è anche la città in Italia con la più estesa rete di teleriscaldamento. Torino ogni tanto si dimentica delle cose che ha fatto e che può fare, ma queste rimangono conservate nelle sue ricche biblioteche, nelle accademie scientifiche, negli archivi che sempre più si stanno aprendo al mondo digitale.

A Torino nel 1989 si tenne la dimenticata conferenza “Atmosfera, clima e uomo” che annunciava ciò che sarebbe poi successo se non avessimo fatto nulla. Purtroppo è andata così, ora occorrono nuove energie, nuove passioni, tu e i milioni di ragazze e ragazzi colorati, vivaci e giustamente preoccupati che ti seguono potete farcela a svegliare una società ancora troppo distratta. Ma non scordate mai il lavoro di chi prima di voi ha pazientemente costruito quel sapere che oggi sostiene la vostra sacrosanta lotta civile e a cui Torino ha sempre silenziosamente contribuito.

 Luca Mercalli, 13 dicembre 2019

Luca Mercalli welcomes Greta Thunberg

In the great global climate challenge Turin presents itself to you, Greta, as a city full of thought and action. Not only because   it acclaimed you with enthusiasm in the two global climate strikes of 15 March and 27 September, attended by tens of thousands of students. But above   all for its scientific and intellectual heritage.

This severe and orderly city, which from its streets   frames the great snowy Alps, began in 1753 to observe the atmosphere in its   University and today has one of the longest series of climatic data in the  world, joined since 1865 by the Observatory of Moncalieri, the first nucleus   of the Italian weather networks founded by the meteorologist Father Francesco Denza, and recognized by the World Meteorological Organization of the United   Nations as “Centennial Observing Station”.

In the last thirty years, the 500 automatic stations of Arpa Piemonte have been added to these, continuing the indispensable climate monitoring. Turin welcomes you   today under a snowy sky, know that each jib will not escape the statistics of   the longest series of observations in the world, which began in 1787, and that confirms the effects of global warming: today fall on average 19 centimetres per winter while in the past the average was 50.

This is also where the Italian Glaciological Committee was founded in 1895, whose task is to measure the glaciers of the   Italian Alps and whose photographic and topographical documents now allow us to understand how the current hot summers have raged on our mountain ice, halved in a century.

Turin was the birthplace in 1908 of Aurelio Peccei, a great enlightened economist who in 1968 was the first to ask himself if   infinite growth could be sustained in a finite planet: it was from the culture of this city that the extraordinary report of MIT “The limits to growth”, published in 1972 by the Club of Rome and unfortunately not listened to, was born.

Aurelio Peccei, dear Greta, asked the world what you   ask today, but it was perhaps too far ahead of its time. Almost fifty years   of indifference and delays that now cost us dearly and force us to face the climate emergency.

Who knows if you will be the one to succeed where our Peccei could not? So, nourish yourself, even if only for a few hours,   with this pioneering legacy.

Today Turin offers you new environmental sensibilities at its University and at its Polytechnic, where a course on climate change has recently been activated.

But it is also a city of concrete industriousness: at Alenia refined satellites are built to observe the state of health of our planet from space; at the Institute of Metrology (Inrim) the precision of   meteorological instruments is checked with the MeteoMet project at the forefront of the world; and it is also the city in Italy with the largest network of district heating.

Every now and then Turin forgets the things it has done and can do, but these remain preserved in its rich libraries, in scientific academies, in archives that are increasingly opening up to the   digital world.

In Turin in 1989 the forgotten conference “Atmosphere, climate and man” was held, which announced what would happen if we had done nothing.

Unfortunately, that’s what happened, now we need new energy, new passions, you and the millions of colourful, lively and rightly worried girls and boys who follow you can make it to wake up a society still too distracted.

But never forget the work of those who, before you, patiently built the knowledge that today sustains your sacred civil struggle   and to which Turin has always silently contributed.

Luca Mercalli, December 13th, 2019

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