SIAMO TUTTE E TUTTI ARTIGIANI DELLA PACE

Il Manifesto di Bayonne 

Al fondo è riportato il testo in italiano e in francese del Manifesto

Sabato 9 dicembre 2017 si è svolta a Parigi una mobilitazione storica. Oltre 11.000 persone hanno chiesto al Governo francese di unirsi alla società civile sulla via della pace che ha ottenuto nello scorso aprile 2017 il disarmo dell’organizzazione ETA. È giunto il momento di porre fine al regime eccezionale delle prigioniere e dei prigionieri baschi, isolate e detenute a centinaia di chilometri dalle loro famiglie. Un cambiamento nella politica penitenziaria sostenuto da molte personalità e organizzazioni.

http://artisansdelapaix.eus/11-000-personnes-manifestent-a-paris-pour-la-paix-en-pays-basque/

Manifestazione “Pace nel Paese Basco” a Parigi il 9 dicembre 2017

Sintesi degli accadimenti dal dicembre 2016 fino alla Manifestazione di Parigi del 9 dicembre 2017

(fonte  Mediapart https://blogs.mediapart.fr/jean-pierre-favier/blog/301117/rassemblement-pour-la-paix-au-pays-basque-le-9-decembre-2017-paris)

Per l’approfondimento: qui tutti i dettagli di questo processo di pace dal 17/10/2011 ad oggi : http://artisansdelapaix.eus/wp-content/uploads/2017/12/dossier-de-presse.pdf

Gli Artigiani della Pace hanno organizzato l’”Operazione Louhossoa” nel dicembre 2016 (inizio del processo di disarmo dell’ETA), poi la “Giornata del Disarmo” a Bayonne l’8 aprile 2017. Hanno ora fatto appello per una manifestazione per la pace nel Paese Basco che si è svolta sabato 9 dicembre 2017 a Parigi.

Nel mese di ottobre 2016, i tre Artigiani della Pace Michel Tubiana, presidente onorario della Lega dei Diritti Umani, Jean-Noel Etcheverry detto “Txetx” attivista ambientale Bizi! e Michel Berhocoirigoin, agricoltore, hanno deciso di impegnarsi nel processo di disarmo dell’ETA. Durante l’Operazione Louhossoa del dicembre 2016 hanno voluto “avviare il processo di disarmo dell’organizzazione armata ETA e procedere alla distruzione di un primo stock di armi”. Ma l’azione fu interrotta dalla polizia a Louhossoa, una piccola città dei Pirenei Atlantici, e cinque persone furono arrestate. Infatti, come Mediapart spiega con questa inchiesta, l’organizzazione ETA aveva accettato di affidare alla società civile la messa fuori uso delle sue armi. All’epoca, l’ex ministro degli interni francese Bruno Le Roux (PS) ha mentito su questa operazione pubblicando una dichiarazione in cui veniva rivendicata una “vittoria” contro l’ETA. Come Michel Tubiana, che ha preso parte all’operazione Artigiani della Pace, spiega sul suo blog: “Lungi dall’essere un’operazione riuscita contro l’ETA, il Governo ha attaccato i rappresentanti della società civile che hanno voluto dimostrare il desiderio di disarmo di questa organizzazione e farlo sentire alle orecchie autistiche dei governi francese e spagnolo “.

Su questo argomento, Mediapart ha scritto: “il Ministro degli Interni, Bruno Le Roux, ex leader dei deputati socialisti, ignora la qualità degli arrestati e l’obiettivo da loro perseguito, e felicita le forze di ordine per “questo nuovo colpo all’ETA“.
L’8 aprile 2017 a Bayonne, centinaia di Artigiani della Pace hanno organizzato la consegna alle autorità francesi della totalità del rimanente arsenale dell’ETA. Era la “Giornata del disarmo”. Leggi questi articoli dal quotidiano Sud-Ovest: Bayonne: 20 000 persone salutano “gli artigiani della pace” dopo il disarmo d’ETA  e di Mediapart La consegna delle armi dell’ETA è effettiva.
Con questa nuova mobilitazione, sabato 9 dicembre 2017 a Parigi, gli Artigiani della Pace faranno un nuovo passo sulla via della pace per ottenere la fine del regime carcerario eccezionale applicato ai prigionieri baschi.

Ecco alcuni estratti dall’Appello A rischio della pace” firmato da un centinaio di personalità e da 40 organizzazioni:
“Per decenni il Paese Basco, in Spagna e in Francia, ha conosciuto la violenza. Dal 2011 è stato scelto un altro percorso: entrare in un processo di pace e mettere il futuro nel dibattito democratico.”
“Non cancelliamo il passato. Conosciamo la sofferenza sopportata da tutte le parti e che continua oggi. Sentiamo il bisogno di riconoscere tutte le vittime e di fare la verità che è dovuta a tutti”.
“Ma sappiamo anche che non è applicando alla situazione di oggi i modelli di ieri che la società basca sarà in grado di ricostruire se stessa e di porre, in modo sostenibile, le basi di ogni società democratica”.
“Il destino dei prigionieri e degli esiliati non deve più dipendere da una visione che privilegia la sicurezza che non è più necessaria e che ha generato situazioni insopportabili”.
“Ribadendo il nostro impegno per il processo di pace nei Paesi Baschi, stiamo gettando le basi per una società che preferisce il dibattito al conflitto e il futuro alla vendetta”.

Nei giorni scorsi si è svolto un Giro delle 20 prigioni dove sono incarcerati i 66 prigionieri baschi: il giro è iniziato giovedì 16 novembre 2017 nel carcere di Montde-Marsan (40) ed è terminato il 6 dicembre nella regione parigina. Il 7, l’8 e il 9 dicembre si è svolta una passeggiata attorno alle prigioni della regione parigina.

Tra i firmatari dell’appello, organizzazioni come la Lega dei Diritti Umani, la Federazione Internazionale dei Diritti Umani, Attac, il Sindacato della Magistratura, il Movimento di Pace e Genepi. L’appello è stato sottoscritto anche da diversi partiti politici (PG, Insieme, EELV, NPA) e personaggi politici come Noël Mamère, Jean-Luc Mélenchon, Benoît Hamon, Christiane Taubira.

Rassemblement pour la paix au Pays basque le 9 décembre 2017 à Paris https://blogs.mediapart.fr/jean-pierre-favier/blog/301117/rassemblement-pour-la-paix-au-pays-basque-le-9-decembre-2017-paris)

Les Artisans de la Paix ont organisé l’opération de Louhossoa en décembre 2016 (début du processus de désarmement de l’ETA), puis la “Journée du désarmement” à Bayonne en avril 2017. Maintenant, ils appellent à un rassemblement pour la paix au Pays basque prévu le 9 décembre à Paris.

En octobre 2016, les trois Artisans de la Paix Michel Tubiana, Président d’honneur de la Ligue des droits de l’Homme, Jean-Noël Etcheverry, dit “Txetx”, militant écologiste de Bizi !, et Michel Berhocoirigoin, agriculteur, ont décidé de s’engager dans le processus de désarmement de l’ETA. Lors de l’opération de Louhossoa de décembre 2016, ils voulaient “enclencher le processus de désarmement de l’organisation armée ETA et procéder à la destruction d’un premier stock d’armes”. Mais l’action fut interrompue par une opération policière à Louhossoa, petite commune des Pyrénées-Atlantiques, et cinq personnes se sont retrouvées en garde à vue. En réalité, comme l’explique Mediapart avec cette enquête, l’organisation ETA avait accepté de transférer à la société civile « la mise hors d’usage » de son armement.

A l’époque, l’ancien ministre de l’Intérieur français Bruno Le Roux (PS) a menti sur cette opération en publiant un communiqué dans lequel il était revendiqué une « victoire » contre l’ETA. Alors que comme l’explique sur son blog Michel Tubiana, qui a participé à cette opération des Artisans de la paix : ”loin d’être une opération victorieuse menée contre l’ETA, le gouvernement s’en est pris à des représentants de la société civile qui souhaitaient démontrer la volonté de désarmement de cette organisation et la faire entendre des oreilles autistiques des gouvernements français et espagnols”.

Sur ce sujet, Mediapart dit : “le ministre de l’intérieur, Bruno Le Roux, ancien chef de file des députés socialistes, fait mine d’ignorer la qualité des interpellés et l’objectif poursuivi, et félicite sans rire les forces de l’ordre de « ce nouveau coup dur porté à ETA ».

Le 8 avril 2017 à Bayonne, des centaines d’Artisan.ne.s de la Paix ont organisé la remise aux autorités françaises de la totalité de l’arsenal restant d’ETA.  C’était la “Journée du désarmement”. Lire ces articles de Sud-Ouest : Bayonne : 20 000 personnes saluent “les artisans de la paix” après le désarmement d’ETA et de Mediapart : La remise des armes de l’ETA est effective.

Avec cette nouvelle mobilisation du samedi 9 décembre à Paris, les Artisan.ne.s de la Paix veulent réaliser un nouveau pas sur le chemin de la paix et obtenir la fin du régime d’exception appliqué aux prisonnier.e.s basques.

Voici quelques extraits de l’appel Au risque de la paix” signé par une centaine de personnalités et 40 organisations :

“Pendant des décennies le Pays basque, en Espagne comme en France, a connu la violence. Depuis 2011, une autre voie a été choisie : celle d’entrer dans un processus de paix et d’inscrire l’avenir dans le débat démocratique.”

“Nous ne tirons pas un trait sur le passé. Nous savons les souffrances endurées de tous côtés et qui se prolongent aujourd’hui. Nous entendons la nécessité de reconnaître toutes les victimes et de faire la vérité qui est due à chacun.”

“Mais nous savons aussi que ce n’est pas en appliquant à la situation d’aujourd’hui les schémas d’hier que la société basque pourra se reconstruire et faire sienne, de manière durable, les ressorts de toute société démocratique.”

“Le sort des prisonniers et des personnes exilées ne doit plus dépendre d’une vision sécuritaire qui n’a plus lieu d’être, et qui a généré des situations insupportables.”

“En réaffirmant notre engagement dans le processus de paix au Pays basque, nous posons les fondations d’une société qui préfère le débat à l’affrontement et l’avenir à la vengeance.”

Actuellement, un Tour des 20 prisons où sont incarcéré.e.s les 66 prisonnier.e.s basques est en cours, tour ayant démarré le jeudi 16 novembre à la maison d’arrêt de Montde-Marsan (40) et se terminant le 6 décembre en région parisienne. Les 7, 8 et 9 décembre une marche fera le tour des prisons de la région parisienne.

Parmi les signataires de l’appel, des organisations comme la Ligue des droits de l’Homme, la Fédération internationale des droits de l’Homme, Attac, le syndicat de la Magistrature, le Mouvement de la paix ou encore Le Genepi. L’appel a aussi été signé par plusieurs partis politiques (PG, Ensemble, EELV, NPA…) et des personnalités politiques comme Noël Mamère, Jean-Luc Mélenchon, Benoit Hamon, Christiane Taubira.

MANIFESTO DI BAYONNE 8 APRILE 2017

1.

Noi qui presenti abbiamo deciso
che il giorno del disarmo sarà il “nostro” giorno.
E’ stata una decisione strana, ma anche una decisione coraggiosa. Avremmo potuto non osare di lanciarci …
In ogni caso, affermiamo
che non era un’idea campata in aria e ancora meno pura improvvisazione.
Il disarmo è il nostro giorno,
perché l’abbiamo meditato,
l’abbiamo condiviso e misurato.
Altri oltre a noi l’hanno fatto.
E hanno deciso di non essere qui, tra di noi,
Li consideriamo con rispetto, li riconosciamo.
È anche a loro che noi ci rivolgiamo.
2.
È vero che non rappresentiamo il popolo nel suo insieme.

Ma nessuno può e non potrà negare
che riuniti a Bayonne, provenienti da tutto il paese
incarniamo le sue terre, la sua gente
e le sue più opposte sensibilità.
Arrivati qui, abbiamo la sensazione che in futuro,
sarà più difficile, forse persino impossibile,
fare appello al popolo e alle sue genti per non costruire la pace.
3.
Noi, qui presenti, condividiamo qualcosa di facile da spiegare:
che la pace non è solo assenza di violenza …
E per lo stesso motivo, che in situazioni di violenza non c’è pace.
Se il disarmo era così importante, è perché
ha segnato un passo necessario sulla via della pace.
Il disarmo è ormai alle nostre spalle.
Questo fatto, da segnalare con una pietra bianca, chiude un capitolo
della nostra dolorosa storia, disseminata di morti e di agonie.
che vogliamo lasciare dietro a noi,
ma non senza guardare dietro a  noi.
4.
I nostri cuori e i nostri ricordi ci portano subito
alla figura delle vittime, verso tutte e ciascuna di loro,
quelle di ieri, di oggi, conosciute e sconosciute,
coloro che sono cadute sotto queste armi e a tutte le armi.
Su ognuna di queste, su tutte queste vittime, pesa una tragedia.
Non è stato facile per noi,
arrivare fin qui senza soccombere alla disperazione.
A dire la verità, non tutte e tutti ci sono riusciti.
5.
Perché la pace non è solo assenza di violenza,
I nostri occhi sono sulle vittime, ci impegniamo affinché il futuro sia quello della memoria e della riconoscenza.
Vogliamo che la verità e la giustizia siano restituite a loro e dire a loro,
“No, non succederà più! “Non succederà più! ”
Ci impegniamo a costruire il futuro del quale sono state private,
sotto il segno del vivere insieme e della concordia.
E per trasformare i percorsi che possono portare a futuri conflitti
- sì, perché no? -
in percorsi di umanità e di civiltà.
Siamo anche impegnati a non alterare la loro memoria.
Che sia a nostro vantaggio,
o a danno degli altri.
6.
I nostri ricordi non ci riportano solo al passato,
ci confrontano ad un presente doloroso,
come i prigionieri, le loro famiglie e le loro famiglie.
Non pensiamo che nessuno stia perdendo
-in realtà siamo tutti vincitori-
se la legge e la politica sono nel presente,
se la loro rimozione finisce,
se vengono rimpatriati in Euskadi e nei dintorni,
se i malati e coloro che hanno raggiunto la fine della loro pena, vengono rilasciati.
Vogliamo credere al loro ritorno a casa,
il più velocemente possibile.
Perché ciò che è necessario
deve essere possibile.

7.
Presto saranno quasi 6 anni è stato detto, ad Aiete,
che la pace esigeva
“coraggio, disponibilità a rischiare,
impegni profondi, generosità »
Perché sapevano come trasformare una necessità nel possibile,
per loro, artigiani e artigiane della pace,
ecco un “abrazo” (abbraccio) che fa rima con gratitudine.
Era davvero un’opera artigianale,
un lavoro irregolare, imperfetto
- umano, così umano -
fatto da mani dure,
alla ricerca di un meritato riposo e della pace promessa.
L’opera è stata tessuta con i mezzi del luogo,
propri di un popolo e ad alcune delle sue genti,
condannato a produrre
l’arte di vivere insieme
al quale il tempo renderà piena giustizia.
8.
Di Aiete, ci manca qualcosa di importante:
che i governi di Francia e di Spagna
accettino di esprimersi, in modo che tutti questi anni
che ci hanno lasciato in eredità, possano essere evocati.
E che si sappia come ciò sia successo.
Anche questo deve essere possibile
poiché ciò è assolutamente necessario.
Qui siamo alla presenza di una società,
di attori, di rappresentanti eletti, e di istituzioni riconosciute legittime.
E alla presenza di una comunità internazionale
pronta a facilitare il dialogo che ci avvicinerà ad una pace giusta e duratura.
Grazie a tutte e tutti!
Siamo artigiani della pace !
Tutte e tutti, insieme!

MANIFESTE DE BAYONNE 8 AVRIL 2017

https://www.ldh-france.org/wp-content/uploads/2017/04/Manifeste-de-Bayonne-du-8-avrilDEF.pdf

1.

Nous ici présents, avions décidé

que le jour du désarmement serait « notre » jour.

Ce fut une décision étrange, voire une décision audacieuse.

Nous aurions pu ne pas oser nous lancer…

Quoiqu’il en soit, nous affirmons

que cela ne fut pas une idée en l’air

et encore moins pure improvisation.

Le désarmement est bien notre journée,

parce- que nous l’avons réfléchi,

que nous l’avons partagé et mesuré.

D’autres que nous l’ont fait

Et ont décidé de ne pas être ici, parmi nous,

Nous les considérons avec respect, nous les reconnaissons.

C’est aussi à eux que nous nous adressons.

2.

Il est vrai que nous ne représentons pas le peuple dans son entier

Mais personne ne peut et ne pourra nier

que réunis à Bayonne, en provenance de tout le pays

nous incarnons ses terres, ses gens

et ses sensibilités les plus opposées.

Parvenus jusqu’ici ici, nous avons le sentiment qu’à l’avenir,

il sera plus difficile, peut-être même impossible,

d’en appeler au peuple et à ses gens pour ne pas construire la paix.

3.

Nous, ici présents, partageons une chose facile à expliquer :

que la paix n’est pas seulement absence de violence…

Et par là même, qu’en situation de violence il n’y a pas de paix.

Si le désarmement était tellement important, c’est qu’il

marquait une avancée nécessaire sur le chemin de la paix.

Le désarmement est désormais derrière nous.

Ce fait à marquer d’une pierre blanche clôt un chapitre

de notre histoire douloureuse, semée de morts et d’agonies.

que nous voulons laisser derrière nous,

mais non sans regarder derrière nous.

4.

Nos coeurs et nos souvenirs nous transportent d’emblée

vers la figure des victimes, vers toutes et chacune d’elles,

celles d’hier, d’aujourd’hui, connues et inconnues,

celles qui ont succombé à ces armes et à toutes les armes.

Sur chacune d’elles, sur toutes ces victimes, pèse une tragédie.

Il n’a pas été facile pour nous,

d’arriver jusqu’ici sans succomber au désespoir.

À vrai dire toutes et tous n’y sont pas parvenus.

5.

Parce-que la paix n’est pas seulement absence de violence,

Nos regards se portent sur les victimes, nous nous engageons

à ce que le futur soit celui du souvenir et de la reconnaissance.

Nous voulons que vérité et justice leur soient rendues et leur dire,

« Non, cela ne se reproduira pas ! », « Cela ne se reproduira pas ! »

Nous nous engageons à construire le futur dont elles ont été privées,

sous le signe du vivre-ensemble et de la concorde.

Et à transformer les sentiers pouvant mener à de futurs conflits

– oui, pourquoi pas ?-

en chemins d’humanité et de civilisation.

Nous nous engageons aussi, à ne pas pervertir leur mémoire.

Que ce soit à notre avantage,

ou au préjudice d’autrui.

6.

Nos souvenirs ne nous ramènent pas uniquement au passé,

ils nous confrontent à un douloureux présent,

tel celui des prisonniers, de leurs familles et de leurs parents.

Nous pensons que personne n’est perdant

-en fait nous sommes tous gagnants-

si la loi et la politique s’inscrivent dans le présent,

si leur éloignement prend fin,

s’ils sont rapatriés en Euskadi et alentour,

si les malades et ceux arrivés en fin de peine, sont libérés.

Nous voulons croire à leur retour chez eux,

le plus rapide possible.

Parce- que ce qui est nécessaire

doit être possible.

7.

Il y aura bientôt 6 ans il fut dit, à Aiete,

que la paix exigeait

« courage, volonté de prise de risques,

engagements profonds, générosité »

Parce -qu’ils ont su transformer une nécessité en possible,

pour eux, pour elles, artisans et artisanes de paix,

voilà un « abrazo » (une accolade) qui rime avec reconnaissance.

Il s’agissait bel et bien d’une oeuvre artisanale,

d’un ouvrage irrégulier, imparfait

- humain, tellement humain -

réalisé par des mains travailleuses,

en mal d’un repos mérité et de la paix promise.

L’ouvrage a été tissé avec les moyens du cru,

propres à un peuple et à quelques-unes de ses gens,

condamnés à produire

l’art d’un vivre-ensemble

auquel le temps rendra pleine justice.

8.

D’Aiete, il nous manque quelque chose d’important :

que les gouvernements de France et d’Espagne

acceptent de s’exprimer, afin que toutes ces années

qu’ils nous ont laissées en héritage, puissent être évoquées.

Et que l’on sache comment cela est arrivé.

Cela aussi, doit être possible

puisque cela est tout à fait nécessaire.

Nous voilà en présence d’une société,

d’acteurs, d’élus et d’institutions reconnues légitimes.

Et en présence d’une communauté internationale

prête à faciliter le dialogue qui nous rapprochera

d’une paix juste et durable.

Merci à toutes et à tous !

Soyons des artisans de paix,

Toutes et tous, ensemble!

https://www.elkarargitaletxea.eus/

Vari link

https://blogs.mediapart.fr/jean-pierre-favier/blog/301117/rassemblement-pour-la-paix-au-pays-basque-le-9-decembre-2017-paris

http://www.lemonde.fr/societe/article/2017/12/09/les-basques-demandent-le-retour-de-leurs-detenus_5227055_3224.html

http://www.liberation.fr/france/2017/12/09/des-milliers-de-personnes-manifestent-pour-les-prisonniers-basques-a-paris_1615571

http://www.liberation.fr/france/2017/12/08/a-paris-samedi-les-basques-dans-la-rue_1615311

http://www.leparisien.fr/faits-divers/paris-des-milliers-de-manifestants-pour-le-retour-des-prisonniers-basques-09-12-2017-7442979.php

http://www.lefigaro.fr/actualite-france/2017/12/09/01016-20171209ARTFIG00004-10000-manifestants-attendus-a-paris-en-faveur-des-prisonniers-basques.php

http://www.europe1.fr/societe/a-paris-une-manifestation-pour-alerter-sur-le-sort-des-prisonniers-basques-3515339