No tav. Con caratteristiche cinesi

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Cecilia Attanasio Ghezzi | 10-12-2012 – 17:30:11

Pechino è contro la linea ferroviaria ad alta velocità che unirà la capitale a Shenyang, nel settentrionale Liaoning. Troppo vicina a case e scuole, sostengono i manifestanti che ieri 9 dicembre sono scesi in piazza. Non la pensano così però gli abitanti del Liaoning che vedono nella tav un’opportunità di rilancio economico.

Domenica scorsa 9 dicembre, le autorità di Pechino hanno lasciato che si svolgesse una manifestazione nella capitale. Avvenimento più unico che raro, la protesta ha coinvolto circa trecento manifestanti che si sono riuniti con cartelli e slogan nella periferia orientale della città per manifestare contro la linea ad alta velocità che dovrà collegare la capitale a Shenyang, capoluogo della regione nordorientale del Liaoning.

I residenti si sono anche sfogati con i giornalisti, sostenendo che la nuova linea ferroviaria passerebbe troppo vicino ai loro appartamenti e alle scuole locali, causando rumore e radiazioni elettromagnetiche tali da poter danneggiare la loro salute. Il governo, a loro avviso, non solo si sarebbe rifiutato di ascoltare le loro motivazioni, ma li avrebbe anche accusati di falsificare le valutazioni di impatto ambientale.

La polizia ha permesso ai manifestanti, tutti bene o male appartenenti alla cosiddetta nuova classe media cinese, di marciare lungo la strada principale e di bloccare per breve tempo il traffico. Fermi all’incrocio, i manifestanti gridavano: “facciamola finita con la linea ad alta velocità” e “invertiamo la rotta“.

Yaoxuan Cheng, 32 anni e rappresentante dei residenti, ha dichiarato al Global Times, spin off in lingua inglese del Quotidiano del popolo, che hanno protestato contro i treni proiettile perché il passaggio della nuova linea è previsto a meno di 50 metri dagli edifici residenziali e dalle scuole materne e elementari.

La protesta è stata la conclusione di due settimane di petizioni. La Commissione municipale di Pechino per la pianificazione urbana, già il 29 novembre aveva promesso di studiare come ridurre il rumore e le radiazioni, ma le autorità competenti sotto il Mistero delle ferrovie non erano poi andati avanti con gli studi.

Se il quotidiano di Hong Kong, South China Morning Post, ha scritto che “i funzionari governativi non erano disponibili per un commento”, il Global Times riporta di aver parlato con Mao Lifu, direttore di un ufficio di comunicazione della Commissione presente durante la protesta. Questi avrebbe dichiarato che “il piano deve ancora essere messo a punto e che i residenti stanno esagerando”.

Il Global Times, continua nella inedita analisi della notizia, raccontando una rara contrapposizione tra il Ministero della protezione ambientale e quello delle Ferrovie. Ma secondo quanto riportato da China Times, che cita il signor Sheng, un funzionario della Protezione ambientale, il suo ministero non ha mai vinto in precedenza.

“I due ministeri rappresentano diversi gruppi di interesse e rappresentano una questione chiave che la Cina deve affrontare: si possono sacrificare alcuni vantaggi per lo sviluppo economico?” ha dichiarato Sheng al Global Times.

La ferrovia, che secondo un rapporto dell’agenzia di stampa Xinhua permetterebbe di viaggiare tra Pechino e Shenyang in due ore e mezza, è già stata rinviata di un anno nel 2009, poi di nuovo nel 2010 per due anni, dopo che il Ministero per la protezione ambientale ha posto il veto sulle due precedenti relazioni di valutazione sui costi ambientali. La terza valutazione, completata nel mese di luglio, è quella che ha scatenato le obiezioni residenti e che è sfociata nelle manifestazioni di ieri.

Secondo Shen Mengpei, un esperto in radiazioni, gli effetti collaterali del treno ad alta velocità potrebbero includere danni all’udito, alle funzioni cardiovascolari e polmonari. Donne in gravidanza e bambini ne risentirebbero in particolare.

La valutazione del Ministero delle Ferrovie ha inoltre esplicitato che “tra i 2782 residenti lungo il percorso intervistati, oltre il 94 per cento era a supporto del progetto”. Dati che hanno fatto infuriare i residenti che li hanno definiti “falsi”. Un’altra preoccupazione dei residenti è l’impatto che la nuova ferrovia avrebbe sui prezzi degli immobili e le eventuali compensazioni che il governo sarebbe disposto a elargire.

Domenica, quasi 2mila residenti avevano firmato una lettera che per chiedere un cambiamento di rotta, ma – sempre secondo quanto riporta il Global Times, i residenti della regione del Liaoning, sarebbero invece entusiasti del progetto. Zhong Dajun, un macroeconomista dell’Università di Pechino ha dichiarato infatti che “il progetto avrà un ruolo fondamentale nel piano del governo centrale di rilanciare l’economia della Cina nordorientale”.

Niu Fengrui, professore dell’Accademia cinese delle scienze sociali, ha analizzato come il braccio di ferro tra residenti di Pechino e quelli del Liaoning riflette il declino del collettivismo a favore di una maggior consapevolezza dei rischi ambientali e degli interessi individuali.

La stabilità è da sempre un’ossessione del Partito comunista, che tende a soffocare le proteste, soprattutto nella capitale. La preoccupazione è che le decine di migliaia di manifestazioni contro le esproprazioni di terra la corruzione, i problemi ambientali o le rivendicazioni economiche, possano fondersi in un movimento nazionale e che minacci lo stesso Partito.

Nel 2008, centinaia di persone in Cina nel centro finanziario di Shanghai avevano marciato contro l’estensione della linea maglev, il treno a levitazione magnetica per gli stessi motivi. La polizia ne aveva arrestato decine. La protesta di ieri si è dispersa invece spontaneamente nel pomeriggio.

[Scritto per Lettera43; foto credits: skyscrapercity.com]